Foto di Matt Perich via Flickr

Le montagne secondo Cognetti

Antonio Gurrado

L'artificiosità del confine montano vista dal vincitore del Premio Strega e da Pascal 

“Verità di qua dai Pirenei, errore di là dai Pirenei”, appuntava Pascal nei “Pensieri”. Più modestamente Paolo Cognetti, interpellato ogni volta che si parla di montagne, esprime scetticismo sui complessi e anacronistici trattati fra Italia e nazioni limitrofe per ridisegnare al centimetro i confini montani dopo lo scioglimento di ghiacci o lo smottamento di pietre. Per Pascal il confine montano è artificiale in quanto serve solo a separare due opinioni ossia due diverse visioni della vita e della società (verità di qua, errore di là). Per Cognetti il confine montano è artificiale in quanto la montagna sovrasta l’uomo e ignora imperterrita i colpi di pennarello sulle cartine politiche. Solo che per Pascal al di sopra dei confini, quindi al di sopra di opinioni e montagne, si colloca un assoluto da ricercare con tutte le forze e a cui saldarsi per far perdere di senso a ogni distinzione umana. Pare invece che Cognetti scorga l’assoluto nella montagna stessa, ossia nell’inflessibilità della natura di fronte alle vicende umane. Se ne può dedurre che, se uno scrittore va a vivere in montagna, è magari perché non si arrischia a salire più su.

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