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Ad Arles a Pasqua torna il culto del vitello d'oro

Antonio Gurrado

Durante la Feria, una festa popolare per celebrare la riapertura della stagione delle corride, nel complesso storico della chiesa dei Penitenti Azzurri ci sono balli, luci stroboscopiche e opere d'arte raffiguranti tori sull'altare

Ad Arles, in Provenza, il triduo pasquale coincide con la Feria: una festa popolare per celebrare la riapertura della stagione delle corride. Ci sono corse taurine, bancarelle scadenti, bande musicali vaganti, cortei equestri, abiti tipici, marcantoni ubriachi per tre giorni e insomma tutto ciò da cui può venire il desiderio di scappare rifugiandosi in una chiesa. Se non che non è detto che vada bene. Nello splendido complesso storico della chiesa dei Penitenti Azzurri, ad esempio, non si trova silenzio e meditazione bensì un gruppo che suona flamenco in moderni arrangiamenti sotto luci stroboscopiche. Tutt'intorno, lungo le navate, sono in vendita opere d'arte contemporanea ispirate alle corride; la più costosa è un enorme toro piazzato esattamente sull'altare. La gente accorre in massa (c'è anche il carrettino dei gelati) nella chiesa spossessata e viene da pensare che la civiltà occidentale è davvero progredita, se le sono bastate meno di tremila anni per tornare al culto del vitello d'oro.

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