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Ho fatto un sogno, votare con il Sanremellum

Antonio Gurrado

Se l’ha pensato Claudio Baglioni, mi dicevo, con tutto il successo che ha avuto questo sistema deve per forza essere la legge elettorale ideale per questo paese

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Ho fatto un sogno. Si votava con il Sanremellum: il voto popolare incideva sul risultato per il solo 50 per cento dei seggi, mentre la restante parte veniva assegnata su indicazione di una giuria di esperti, il cui voto pesava il 20 per cento, e di una rappresentanza della stampa, al 30 per cento. In questo modo, esattamente come a Sanremo, la volontà degli italiani veniva rispettata ma veniva anche calmierata dai necessari contrappesi: il parere della ristretta minoranza che ha passato la vita a studiare la politica, l’economia, la società, e che quindi dovrebbe sapere cosa sia meglio per la nazione; il parere dei giornalisti, e più in generale degl’intellettuali tutti, che più degli altri conoscono ciò che è accaduto finora e, per la loro speciale sensibilità, dovrebbero essere in grado di fiutare cosa potrebbe accadere. Se l’ha pensato Claudio Baglioni, mi dicevo, con tutto il successo che ha avuto questo sistema deve per forza essere la legge elettorale ideale per questo Paese: lanciavo l’idea e salvavo l’Italia poiché, seduta stante, tutti volevano votare con il Sanremellum. In piena notte mi sono svegliato entusiasta e ho controllato i risultati del Festival. Per la stampa avrebbe dovuto vincere lo Stato Sociale, che invece ha perso, davanti a Diodato e Roy Paci, che non figurano sul podio finale. Altrettanto irrintracciabili Ron, Ornella Vanoni e Luca Barbarossa, preferiti dagli esperti, mentre il televoto del pubblico da casa ha dato un risultato perfettamente identico a quello finale: primi Ermal Meta e Fabrizio Moro, secondo Lo Stato Sociale, terza Annalisa. Ho capito che nemmeno per i sogni c’è speranza e non mi sono riaddormentato più.

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