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“Denunciateli!”, grida Laura Boldrini. Che parli dell'Isis?

Antonio Gurrado
La presidentessa della Camera in un'intervista a Repubblica mette subito le cose in chiaro (“Non voglio convivere con la violenza”) e non cede di un millimetro alla vana illusione di “poter cambiare le persone”.
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“Denunciateli!”. Stamattina stavo leggendo Repubblica e mi sono svegliato di soprassalto quando sono giunto al grido di Laura Boldrini. È un'appassionata intervista, in cui la presidentessa della Camera mette subito le cose in chiaro (“Non voglio convivere con la violenza”) e non cede di un millimetro alla vana illusione di “poter cambiare le persone”. Dà per scontato che non si debba ricorrere al facile jolly dei problemi psichici quando si tratta di responsabilità individuali; infatti, se pure non avessero un preciso disegno volto all'eliminazione sistematica, comunque si tratta di atti omicidi generati da una comune “cultura dell'odio”, radicalmente contrapposta alla nostra “idea di società”. Per sconfiggerli c'è bisogno di un'alleanza, la più vasta possibile: il parlamento deve legiferare individuando una fattispecie di reato; le scuole devono agire capillarmente, strappando nuovi possibili adepti quando sono ancora giovanissimi; chi appartiene alla stessa minoranza dei responsabili non deve solo dissociarsi ma “impegnarsi di più contro questa mattanza”. Soprattutto è fondamentale che fiocchino le denunce, anche degli insospettabili, anche al minimo sentore, anche prima ancora che soltanto pensino di impugnare il coltello, perché la radice del male non è nei loro crimini ma nelle loro idee. Allora mi son detto: hai visto che quando s'impegna è brava? Ancora non mi era capitato di sentire da un politico, tanto meno da uno di sinistra, parole così nette e ragionevoli sui terroristi islamici. Poi mi sono accorto che parlava dei maschi, e mi sono riaddormentato.
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