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L'Italia non è un paese per Erasmus

Antonio Gurrado
Ogni cento studenti europei che decidono di andare all'estero, da noi vengono solo in sette. Problema della lingua o degli affitti o del lavoro? Non scherziamo, il problema è altrove e sta proprio all'interno delle università.
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Le nostre università si stanno scervellando, eppure impegnano i migliori ingegni. L'Italia non è un paese per Erasmus: ogni cento studenti europei che decidono di andare all'estero, da noi vengono solo in sette. Qualcuno dice che è colpa della lingua, troppo complicata; ma l'Italiano può essere più difficile della lingua che si parla in Spagna, meta preferita dagli studenti di tutta Europa? Qualcuno dice che è colpa degli affitti; ma potranno mai essere più elevati di quelli del Regno Unito, che comunque ci precede nella graduatoria delle nazioni più ambite? Allora sarà colpa del mercato del lavoro, asfittico come non mai; però scusate, delle centinaia di studenti italiani andati in Erasmus in Portogallo o in Finlandia qualcuno è rimasto a lavorare lì? Ci dev'essere insomma qualcosa che sfugge agli atenei italiani, se altre nazioni vengono privilegiate nella scelta da parte di studenti che sono abituati a scrivere saggi in inglese, a essere costantemente in contatto coi docenti che li seguono, a contare su biblioteche accessibili ventiquattr'ore al giorno, ad avere personale al servizio del disbrigo delle pratiche burocratiche. Sarà mica che, se uno studente straniero viene in Erasmus in Italia, poi è costretto a frequentare le nostre università?
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