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Le ultime battute di campagna elettorale

Massimo Bordin
Ultime battute di campagna elettorale ma senza memorabili botti a colori, almeno alla vigilia dei discorsi di chiusura. Sul fronte dei comizi rimarchevole il caldo applauso napoletano raccolto da Valeria Valente quando ha ringraziato Bassolino per la sua presenza.
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Ultime battute di campagna elettorale ma senza memorabili botti a colori, almeno alla vigilia dei discorsi di chiusura. Sul fronte dei comizi rimarchevole il caldo applauso napoletano raccolto da Valeria Valente quando ha ringraziato Bassolino per la sua presenza. Se don Antonio è stato collaborativo quanto possibile, la candidata del Pd ha dovuto difendersi dal fuoco amico del suo nuovo mentore Matteo Renzi, che cercando un paragone nel Napoli dello scudetto l’ha paragonata a Bruscolotti. Nessuno si aspettava Maradona ma il ricorso al roccioso terzino destro può ben apparire poco mobilitante. Un’altra squadra di calcio, meno effervescente, potrebbero comporre gli undici presidenti emeriti della Consulta vantati da Marco Travaglio come autorevoli firmatari dell’appello a votare “no” alla riforma costituzionale. Il direttore del Fatto sembra non accorgersi che un altro paese che possa vantare la contemporanea presenza di 11 ex presidenti della Corte costituzionale non esiste al mondo, e dunque che i super pensionati siano contrari anche alla sola parola “riforma” non stupisce ma difficilmente spinge alla solidarietà. Infine strepitosa ieri, sempre sul Fatto, Virginia Raggi che dice ad Antonello Caporale: “Voi giornalisti con me fate come i pm con l’imputato: non ascoltate le risposte, riproponete la stessa domanda. Sempre una sempre quella. Volete che io confermi il vostro pregiudizio”. Il metodo storto del processo trattativa, e di tanti altri, denunciato in meno di trenta parole da una del M5s. Sul giornale preferito dal dottore Ingroia. Da applausi.
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