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Compromessi sui migranti

Redazione
O si accoglie o si paga, dice l’Ue sempre più conciliante con Ankara.
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La Commissione europea ieri ha annunciato la risurrezione di Schengen confermando la sospensione di Schengen. In una nuova serie di proposte di legge sulla crisi dei migranti, il vicepresidente dell’Ue Frans Timmermans ha confermato in via straordinaria la chiusura delle frontiere in 5 paesi Ue – tra cui l’Austria, anche se non è citata la frontiera del Brennero. L’obiettivo della Commissione è quello di ripristinare il normale funzionamento di Schengen e di regolare la crisi dei migranti nel minor tempo possibile, e per questo Timmermans ha presentato anche un piano di riforma del trattato di Dublino che preveda un meccanismo automatico di ripartizione dei richiedenti asilo quando un paese si trova ad affrontare un flusso migratorio eccessivo, e prevede, segnale importante, multe salate per chi rifiuta la ricollocazione (250 mila euro a richiedente asilo).

 

La Commissione cerca così di venire incontro ai paesi, come l’Italia, che il trattato di Dublino vorrebbero disfarlo e ricostruirlo da capo, senza però risolvere il problema fondamentale per noi, che è quello dei rimpatri degli irregolari più che la gestione dei richiedenti asilo, e attirandosi, dall’altro lato, le accuse di “ricatto” dei paesi del gruppo Visegrad. Presa nella morsa della crisi dei migranti, la Commissione si mostra incline a compromessi a volte dettati da buoni propositi, ma destinati alla bocciatura durante l’iter del Parlamento europeo. Il più controverso di questi, ovviamente, è quello stilato con il presidente turco Erdogan, nuovo “uomo più potente d’Europa”, secondo la copertina dello Spectator di questa settimana, che ha ottenuto l’ok dell’organo esecutivo dell’Ue sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi in seguito al deal sui migranti di marzo.

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Ankara ha rispettato quasi tutti i criteri necessari, ma l’impostazione tecnica della trattativa ci ha fatto perdere di vista il fatto che Ankara si sta allontanando sempre più dal cuore democratico dell’Europa. Solo il bisogno disperato dell’aiuto di Erdogan ci impedisce di vedere che il nostro partner di ferro è entrato in una spirale autoritaria e di repressione della libertà d’espressione sempre più grave, che è continuata anche dopo la firma dell’accordo sui migranti. Soltanto martedì il procuratore di Istanbul ha chiesto per Can Dundar, il direttore del giornale reo di aver scritto articoli antiregime, 31 anni di prigione per “rivelazione di segreto di stato”.

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