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Come fa Superman a cambiarsi ora che non ci sono più cabine telefoniche

Simonetta Sciandivasci
Dell’infinito Infinity che ci spetta per contratto con le nostre compagnie di telefonia mobile, usiamo una parte infinitamente piccola. Non perché dedichiamo poco tempo alle conversazioni sui nostri smartphone, ma perché quel tempo, anche se lungo, sarà sempre e solo una parte d’infinito.
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Roma. Dell’infinito Infinity che ci spetta per contratto con le nostre compagnie di telefonia mobile, usiamo una parte infinitamente piccola. Non perché dedichiamo poco tempo alle conversazioni sui nostri smartphone, ma perché quel tempo, anche se lungo, sarà sempre e solo una parte d’infinito e una parte di una cosa che non ha fine, non potrà che essere minuscola.

 

Il primo criterio che Telecom adotta per scegliere se rimuovere o meno una delle 76.707 cabine telefoniche (tante ne contava al 31 dicembre 2014) rimaste su tutto il territorio italiano è proprio la percentuale di funzionamento effettivo della cabina su base annua, ovvero quanti giorni, su 365, la stessa viene utilizzata. Poi, si valuta il numero di volte in cui la Ptp (postazione di telefonia pubblica) è bersagliata dai vandali e l’entità dell’intralcio al traffico stradale che essa comporta. Il progressivo smantellamento delle Ptp, voluto da Telecom in adattamento alla mutazione delle abitudini degli utenti, che in situazioni di mobilità ricorrono sempre più alla telefonia cellulare e sempre meno a quelle strambe camerette poco più grandi di una macchina per la Tac, è iniziata con una delibera del 2010. La procedura prevede l’individuazione, da parte di Telecom, di lotti di cabine da dismettere, per un numero massimo di 30 mila all’anno (10 mila nel 2015). Telecom ha l’obbligo di informare i comuni interessati e affiggere sulla Ptp, con 60 giorni di preavviso, la data in cui avverrà la rimozione, indicando un indirizzo di posta elettronica certificata della Direzione Tutela dei Consumatori  dell’Agcom (cabinatelefonica@cert.agcom.it), cui cittadini o comuni possono inviare istanza di opposizione. Inutile scrivere all’Agcom che anche dell’Infinity di Vodafone, 3 e Tim si fa un uso effettivo inferiore rispetto alla sua disponibilità e che, sebbene alla luce di questo l’Infinity sia uno spreco, una Pompei, un tenore che canta rap, nessuna compagnia di telefonia mobile si sogna di recidere i contratti degli utenti. Inutile scrivere anche “per favore, non rimuovete la cabina di piazza delle Coppelle: da lì chiamai la mia prima fidanzata per dirle che la amavo, con un gettone rubato a mia madre, che poi mi scoprì e mi picchiò, insegnandomi che io ero un innamorato che non poteva fregarsene della Sip”; o, come ha fatto qualcun altro, dicendo che ora non saprà più dove andare a mettersi il costume da Superman. I soli criteri che Telecom prende in considerazione per salvare una Ptp, infatti, sono il decoro urbanistico e la scarsa copertura, nella zona in cui è ubicata, della rete mobile. Quest’ultima è la ragione avanzata più diffusamente da chi presenta istanza di opposizione (più di frequente – 250 volte dal 2010 – sono i cittadini stessi a segnalare quelle da rimuovere).

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Il 31 per cento degli italiani non ha mai aperto un browser: chissà quanti, in quella percentuale, se solo sapessero che esistono le email, scriverebbero all’Agcom per salvare la cabina in cui hanno il piacere o la necessità di fare una telefonata. Chissà cosa accadrà, invece, ai nativi digitali, quando resteranno senza benzina, di notte, soli con il loro iPhone, che beve batteria come Bukowski beveva alcolici, all’1 per cento di carica – e di Ptp neanche l’ombra. Le call box londinesi, anziché essere mandate al macero, stanno diventando solar box: dipinte di verde, dispongono di un pannello solare che le dota dell’energia sufficiente per ricaricare 4 smartphone contemporaneamente, per nativi digitali – o loro antenati – rimasti a secco.

 

[**Video_box_2**]Un organo si sviluppa se utilizzato, sosteneva Lamarcke, inconsapevole precursore delle delibere Telecom, che dovrebbe tener conto almeno di un altro criterio, prima di rimuovere una Ptp: la possibilità che un nativo analogico, passeggiando con un nativo digitale, dica “quella è una cabina telefonica: la usavamo quando il tempo era denaro e comunicavamo l’essenziale, in un luogo appartato, perché ci piaceva condividere i nostri segreti con una persona alla volta, magari sempre la stessa”. Il nativo digitale, forse, risponderebbe che se una cabina telefonica potesse parlare, non rivelerebbe nulla di più di quello che, senza fare lo sforzo di origliare, siamo costretti ad ascoltare, delle vite degli altri, in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Sempre.
Simonetta Sciandivasci

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