Lo scrittore israeliano David Grossman (foto LaPresse)

David Grossman si è incazzato di brutto

Giuliano Ferrara

Scrivo perché mi rifiuto di essere una vittima, così dice spesso David Grossman, celebrato scrittore israeliano sessantenne. Ora si è anche incazzato, e di brutto. In una sensazionale intervista a Fabio Scuto di Repubblica accusa di “un’ingenuità addirittura delittuosa” l’amministrazione Obama.

Scrivo perché mi rifiuto di essere una vittima, così dice spesso David Grossman, celebrato scrittore israeliano sessantenne. Ora si è anche incazzato, e di brutto. In una sensazionale intervista a Fabio Scuto di Repubblica accusa di “un’ingenuità addirittura delittuosa” l’amministrazione Obama, che “ha fallito in Egitto, in Siria, in Iraq”. “Hanno fallito e continuano a fallire di fronte all’Iran”. Nella sua ingenuità, sensibile ma non delittuosa, lo scrittore danna Bibi Netanyahu per molte ragioni politiche, e alla fine si augura la sua sconfitta alle elezioni, ma aggiunge che “bisogna ascoltare Netanyahu” quando dice le cose che dice al Congresso degli Stati Uniti, che “Obama è tenuto a dargli risposte pertinenti, a prescindere dai sentimenti che si possono provare nei suoi confronti”, perché Bibi “ha individuato correttamnte il modo maldestro e perfino ingenuo con cui gli Stati Uniti conducono le trattative” con l’Iran, sarebbe “fatale” mettere l’antipatia politica e la critica di metodo davanti ai contenuti giusti del suo discorso, cioè la denuncia della natura del regime iraniano, del pericoloso rafforzamento della sua influenza regionale in medio oriente nonché la minaccia che costituisce per l’esistenza di Israele e per gli equilibri mediorientali e mondiali. Bum. Bum. Bum. Grossman, che ha perso un figlio in guerra, è un eroe letterario delicato, non è politicamente corretto (è ebreo, vivaddio) ma ipercorretta è la fruizione banale, mediana, della sua opera che sprofonda con sapienza equivocabile nelle questioni dell’identità, della colpa, dell’inimicizia e dell’amore.

 

Molte anime liete devono aver fatto un sobbalzo a leggerlo, ieri. Una speciale sensibilità, possibile in un uomo d’arte e scrittura che viva in un grande paese tormentato e vivo, gli ha suggerito parole di cruda apertura alla verità politica. I perbenisti avevano appena finito di blaterare contro quel maccabeo (martellatore) brutto sporco e cattivo che aveva osato calunniare il capo liberal dell’America dei loro sogni, per di più in compagnia della cricca repubblicana del Congresso (Jon Stewart ha detto in tv che l’accoglienza riservatagli è “il più lungo blow job o pompino che un uomo ebreo abbia mai ricevuto nella storia”), ma ecco che l’autore di “Vedi alla voce amore” e di “Applausi a scena vuota” delude e frustra fino a farla sanguinare la loro buona coscienza.

 

Grossman ha parlato come sempre da testimone, non attore ma persona informata dei fatti. Dalle sue parole si capisce che non solo il re saudita Salman, non solo il dittatore del Cairo al Sisi, gente che Kerry e Obama devono rassicurare, e non solo Netanyahu sanno come stanno le cose, che gli iraniani Suleiman, Ameri e Mohandes sono ovunque all’offensiva sul teatro militare e politico che va dal Mediterraneo al Mar Rosso, dal Golfo alla Libia; che il probema dell’ayatollah Khamenei, vulnerabile per le sanzioni ma reso fortissimo dalla resa mediorientale e mondiale della presidenza Obama, è fare al più presto l’accordo incapace di escludere il nucleare, ma che libera l’economia, mettendo Israele e il mondo in uno stato prenucleare che porterà disastri e sarà figlio della peggiore delle colpe, la colpa politica.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.