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Il teorema Cantone. Come ti costruisco un professionista dell’antipolitica

“L’uomo dell’anno” compare sulla copertina dell’Espresso. E’ Raffaele Cantone, da nove mesi presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione per volere del premier Matteo Renzi. L’incoronazione (con primo piano, in bianco e nero) è compiuta.

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Roma. “L’uomo dell’anno” compare sulla copertina dell’Espresso. E’ Raffaele Cantone, da nove mesi presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione per volere del premier Matteo Renzi. L’incoronazione (con primo piano, in bianco e nero) è compiuta: si legge sull’Espresso che Cantone “incarna la speranza di un’Italia diversa, dove la corruzione non sia più la regola… un magistrato che può sconfiggere le tangenti”. Lui, il Cantone fatto santo (“uomo semplice… tutto casa e lavoro”, si legge ancora sull’Espresso, uomo che “non dedica attenzione agli abiti, disdegna i ristoranti”, “dorme in caserma”, “condivide i pasti con la sua scorta in tavole calde da commesso viaggiatore” e “da perfezionista ha solo paura di sbagliare”), è un magistrato con lunga carriera anti-Casalesi alle spalle (sconfinata l’ammirazione di Roberto Saviano in “Gomorra”) e all’attivo la recente azione di avvio-commissariamento per i primi due appalti romani sospettati di vicinanza al giro “mafia capitale” (ora la parola passa la prefetto). Con quel curriculum – magistrato anti Casalesi con un’opera autobiografica di successo all’attivo (“Solo per la giustizia”), più vari altri libri a tema mafiologico altrettanto di successo (di cui uno tutto giocato sulla metafora di Ulisse e Penelope, la cui tela fatta e disfatta rischia di assomigliare, è la sua tesi, all’azione di chi lotta contro il malaffare) – Cantone sembra l’uomo perfetto per placare l’indignazione perenne della masse internettiane che vedono ovunque casta&corruzione. Eppure non è detto che la nomina di Cantone (vista con l’occhio di oggi, nove mesi dopo) sia stata un cedimento sostanziale alle masse stesse: il presidente dell’Anticorruzione, infatti, per quanto apparantemente perfetto nel ruolo del “divo” pro-moralità e trasparenza, non è un Luigi De Magistris (anzi: Cantone molto ha criticato l’amico “Giggino” nei giorni dell’ira funesta di “Giggino” da sindaco sospeso di Napoli (“sbollita la rabbia, De Magistris si renderà conto che un magistrato rispetta le sentenze”, aveva detto). Né è un pasdaran della punizione esemplare, Cantone: il suo metodo, ha detto in varie occasioni, è “prevenire” (magari commissariando un solo appalto sospetto e non tutta una ditta, com’è avvenuto a Milano per alcune opere legate all’Expo). La chiave sta nella definizione che lo stesso Espresso, santificandolo, dà di lui: uno che “calibra”, un “pragmatico”. Una specie di dose omeopatica di professionismo antimafia, o meglio di professionismo dell’antipolitica, messo al centro della scena senza per questo dover accettare gli eccessi dei tradizionali magistrati-antimafia e anticorruzione (Ingroia, chi era costui?).

 

Preso Cantone (da Renzi), il teorema del “mettici un uomo con i galloni antimafia” è stato replicato anche dalle amministrazioni locali: la figura del professionista dell’antimafia diventa immagine di purificazione preventiva, ma non necessariamente figura “scassatutto”. A Roma è arrivato infatti il magistrato Alfonso Sabella, neo assessore alla Legalità e alla Trasparenza della giunta romana di Ignazio Marino. Già sostituto procuratore a Palermo con curriculum antimafia perfetto (pool di Gian Carlo Caselli), Sabella, poi giudice penale a Roma, è stato così salutato da Marino: “In questo momento serviva una figura così… ci aiuterà a rendere più trasparente la giunta capitolina”. Nel frattempo a Venezia è sceso in campo, come candidato ufficiale alla carica di sindaco, il senatore pd dissidente e a lungo magistrato anticorruzione Felice Casson. Lungo la linea dell’operazione “purificazione preventiva” mediatica, Casson ha scelto le seguenti parole (con citazione dei Beatles di “The long and winding road”): “Una strada lunga e tortuosa. Ma ho deciso di mettermi in gioco e di dare la mia disponibilità” in nome della “qualità tecnica e morale”, senza “riciclati” e (ovvio) “per la legalità”.

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