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Medioevo è chi il Medioevo lo fa

Redazione

Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nell’intervista a questo giornale che abbiamo pubblicato ieri, ha detto che al paese servirebbe “uno choc” per “tornare a essere moderno e civile”. Dipende pure dal contesto internazionale, dall’Eurozona sempre più in panne, ma innanzitutto da noi.

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Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nell’intervista a questo giornale che abbiamo pubblicato ieri, ha detto che al paese servirebbe “uno choc” per “tornare a essere moderno e civile”. Dipende pure dal contesto internazionale, dall’Eurozona sempre più in panne, ma innanzitutto da noi, e “tutto diventerà più difficile – ha aggiunto in conclusione – con un sindacato che negli ultimi tempi si sta spostando, a proposito di lavoro e fisco, su posizioni anti storiche. Da Risorgimento, forse da Medioevo”. Ieri Susanna Camusso e Annamaria Furlan, rispettivamente segretario generale della Cgil e della Cisl, si sono risentite pubblicamente per le dichiarazioni di Squinzi. Legittimo, ci mancherebbe.

 

Ma forse è arrivato il momento, per certi nostri sindacalisti, di chiedersi perché sempre più spesso le rappresentanze romanocentriche dei lavoratori siano percepite come un freno a mano tirato per lo sviluppo italiano. La tesi che i confindustriali vogliano tornare a fare i padroni delle ferriere non regge. I sindacati perdono consensi innanzitutto nell’elettorato di sinistra; i sindacati non riescono a rappresentare lavoratori atipici e partite Iva; i sindacati allontano i criteri di valutazione e merito dalla cittadella della Pubblica amministrazione (così favorendo i tagli lineari). Si muovono spesso come una corporazione, insomma. E ciò, di fronte al governo rottamatore e al persistere della crisi, si nota soltanto un po’ di più.

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