Wikipedia e il vizietto dei giornalisti di copiare. Un esperimento

Giacomo Maria Arrigo

Cosa succede se viene cambiata una informazione su Wikipedia? Tre esempi di come il mai successo è diventato storia. Il cortocircuito tra fonti e informazione giornalistica sul web 2.0.

Cosa succede se viene cambiata una informazione su Wikipedia? Di certo, se la notizia inserita è falsa, dovrebbe venire cancellata immediatamente. E invece… Nel 2012 ho inserito una voce nella bibliografia di Antonio Tabucchi, un libro dal titolo Girare per le strade (Sellerio, 2012). Ebbene, non solo Wikipedia ha mantenuto la voce, ma diversi siti hanno iniziato a parlare di questo fantomatico libro. Secondo il blog collettivo “La poesia e lo spirito” si tratta di un «libro diaristico». Sul blog “Letteratitudine” di Kataweb, il portale del Gruppo Espresso, si parla «forse di una prossima uscita». Nel giornale online “UnoeTre.it” invece il libro è detto «ultimissimo». A partire dal titolo del libro fantasma, “Gruppo2009”, rivista online di arte e cultura, definisce Tabucchi un uomo «che dal viaggio prende spunto» (strano, dato che nessuno ha letto né mai potrà leggere il volume). Su Wikipedia c’è confusione. Scrive un amministratore: «Ho aggiunto la richiesta di indicare la fonte per l'ultima opera (postuma?) "Girare per le strade (Sellerio, 2012)". Vari siti lo elencano, ma il libro non è in commercio, né è annunciato sul sito della Sellerio, né risulta altrove come di prossima uscita (in genere i libri degli autori più noti possono essere prenotati presso le principali librerie online qualche mese prima dell'uscita, ma di questo non c'è traccia)».

 

[**Video_box_2**]Insomma, è successo che Wikipedia ha rappresentato la fonte per gli altri siti, e infine questi ultimi sono divenuti la fonte per Wikipedia. Un gioco di specchi che ha consentito ad una informazione contraffatta di diventare realtà. Sembrava impossibile un cortocircuito del genere. Così ho replicato l’esperimento. Nel 2013 ho inserito un altro libro su Wikipedia, questa volta nella pagina di Lilli Gruber, dal titolo Berlinguer e l’Italia mai nata (Rizzoli, 2013). Anche stavolta il libro è apparso su diversi siti, ma non solo. La Gruber è stata costretta a smentire pubblicamente. In una intervista al Venerdì di Repubblica (num. 1368, giugno 2014, pag. 57) il giornalista le aveva chiesto di parlare del nuovo volume. «Non l’ho mai scritto. Qualcuno faccia correggere, per favore!» ha dichiarato la Gruber. Insomma, ennesimo caso di mancata accuratezza nella ricerca delle fonti, ennesimo esempio in cui la realtà diventa quello che il web propone.

 

Terzo test. L’occasione è stata la morte di Giorgio Faletti avvenuta il 4 luglio. Questa volta ho inserito una citazione palesemente falsa e oltremodo improbabile su Wikiquote, l’antologia online di aforismi. La frase recita così: «La bellezza dell’estasi orrorifica consolida l'orrore estatico in una metafisica pazienza: quando morirò vivrò nei miei romanzi». Ecco cosa è avvenuto. Un articolo di Panorama ha prontamente salutato l’aforisma come una profezia («Faletti profetizzò così il proprio futuro»), e Il Secolo XIX l’ha indicato come una espressione degna di considerazione, citandolo perfino nel titolo dell’articolo. Sul blog di informazione RadiCe è scritto che «oggi questa frase assume il valore di una consolazione collettiva». Sul sito friulano iFVG è definita «citazione dannatamente Dannunziana, [da cui] si posso scorgere la grande cultura, la natura professionale e la capacità poliedrica di questa grande figura del panorama culturale italiano». L’espressione è apparsa anche sulla testata online TusciaTimes.eu. È citata perfino nella scheda della libreria online Hoepli. Per non parlare dell’impatto sui social network: decine e decine di pagine su Facebook riportano la frase, e su Twitter ci ha pensato Cristina Chiabotto a diffonderla.

 

In questo caso il gioco delle fonti è più chiaro che mai. Appena saputa la notizia della morte di Faletti ho subito inserito la frase nel sito. Durante la giornata i vari giornali hanno consultato Wikiquote e hanno riportato la frase. La sera invece la citazione era stata rimossa dal sito per mancanza di fonti (d’altra parte l’unica fonte era l’indicazione della presenza della frase in una intervista non meglio precisata). Subito ho reinserito l’aforisma citando questa volta i siti che l’avevano riportato, ed ecco che magicamente gli amministratori dell’enciclopedia online hanno ritenuto opportuno mantenere la frase che oramai vantava ben quattro (come minimo) fonti accertate. Anche qua, pertanto, Wikipedia è stata la fonte per gli altri siti, e infine questi ultimi la fonte per Wikipedia.

 

Molti altri sono i casi che hanno avuto una certa risonanza. Ricordo ancora il libro di Dario Fo dal titolo Io e Grillo, coppia buffa e ammaliatrice (Chiarelettere, 2014). Manco a dirlo, si tratta di un testo mai scritto. Eppure questo titolo gira su Internet come se avesse vita propria. Perfino la pagina autore sul sito della Feltrinelli lo riporta fra la sua bibliografia. E, ancora, nel sito del festival internazionale di Roma “Letterature” è possibile leggere questo inverosimile titolo nell’elenco delle opere di Fo.

 

L’esperimento è ben lungi dall’essere concluso. Il rischio evidenziato è che qualunque informazione circoli in rete potrebbe essere riportata come veritiera anche senza la benché minima fonte che lo accerti. Due più due non fa cinque, checché qualcuno lo possa asserire sul web.

Di più su questi argomenti: