Martin Selmayr e Jean-Claude Juncker

Martin Selmayr, il duro dell'Ue che non sentirete mai nominare

David Carretta

Ai tempi di Romano Prodi presidente della Commissione, c’era una battuta che circolava tra gli alti funzionari dell’esecutivo comunitario: “Funzionava meglio quando Pascal era presidente”, racconta l’europarlamentare francese Sylvie Goulard, che di Prodi era una consigliera.

Bruxelles. Ai tempi di Romano Prodi presidente della Commissione, c’era una battuta che circolava tra gli alti funzionari dell’esecutivo comunitario: “Funzionava meglio quando Pascal era presidente”, racconta l’europarlamentare francese Sylvie Goulard, che di Prodi era una consigliera. Pascal Lamy, prima di diventare commissario al Commercio internazionale con lo stesso Prodi, era stato l’efficientissimo e prolifico capo gabinetto di Jacques Delors, il presidente della Commissione che fece fare un balzo al progetto europeo. Nel momento in cui si prepara a prendere la testa dell’esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker ha scelto di affidare a un tedesco l’incarico che fu del francese Lamy. Martin Selmayr, direttore della squadra di transizione e con ogni probabilità capo gabinetto dal primo novembre, non è solo un fedele braccio destro. Dalla designazione di Juncker in luglio, Selmayr si è comportato come un “presidente ombra” della Commissione, un rullo compressore che tutto può e al quale tutto è permesso. Anche riscrivere le risposte di una commissaria in vista dell’audizione all’Europarlamento senza chiederle l’autorizzazione. Anche legare le mani a un commissario “colomba” imponendogli la tutela di un vicepresidente “falco”. E, man mano che si moltiplicano decisioni e incidenti, i contorni del disegno sembrano più chiari: fare gli interessi della sua Germania.

 

La Francia – con in parte l’Italia – ha annunciato che se ne infischierà del Patto di stabilità, rinviando unilateralmente di due anni gli obiettivi concordati con Bruxelles. La cancelliera tedesca Angela Merkel non ha preso bene la questione e ha detto che i paesi dell’Ue devono “continuare a fare i compiti” (leggi: austerità) se vogliono assicurarsi il benessere. Per di più il prossimo commissario agli Affari economici non sarà libero di decidere da solo sulla flessibilità. Martedì il Financial Times ha pubblicato un documento con il quale Juncker formalizzava il “commissariamento” di Pierre Moscovi, stabilendo che il francese dovrà “preparare e presentare” le decisioni sui bilanci “congiuntamente” al vicepresidente per l’Euro, il lettone Valdis Dombrovskis. “E’ una mossa per rassicurare Berlino” che si era opposta alla nomina del francese, spiega al Foglio una fonte. Dietro la decisione su Moscovici, ci sarebbe la mano di Selmayr. La stessa mano ha per certo provocato un incidente maggiore durante l’audizione della commissaria designata al Commercio, Cecilia Malmström, che dovrà negoziare l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Una deputata olandese, Marietje Schaake, ha svelato che nel testo di risposte scritte inviate all’Europarlamento da Malmström era stata aggiunta una frase senza il consenso della commissaria: “I meccanismi per risolvere le dispute tra investitore e stato non saranno parte dell’accordo” con gli Stati Uniti. In realtà, la liberale Malmström non è contraria agli arbitrati internazionali: in un tweet ha negato di essere l’autrice della frase. I “track changes” del testo originale di Malmström, che i funzionari della Commissione si sono dimenticati di far scomparire, indicano in Selmayr l’autore delle modifiche. A opporsi alle clausole sugli arbitrati è la Germania, che minaccia di non ratificare l’accordo di libero scambio appena firmato tra Ue e Canada se non saranno cancellati gli “Investor-state dispute settlements”.

 

[**Video_box_2**]Nato a Bonn, con un passato alla Bce e al colosso editoriale tedesco Bertelsmann, Selmayr è vicino alla Cdu di Angela Merkel. Mentre era capo gabinetto della lussemburghese Viviane Reding, è stato scelto da Juncker per guidare la sua campagna elettorale come capofila del Partito popolare europeo, dopo l’endorsement controvoglia della cancelliera tedesca. Gli interessi della Germania sono stati preservati togliendo al britannico Jonathan Hill, responsabile per i Servizi finanziari, la competenza sui bonus dei banchieri (che Merkel vuole abolire). Le case farmaceutiche tedesche sono soddisfatte che i controlli sui medicinali siano stati trasferiti dalla direzione generale “Sicurezza dei consumatori” a quella “Industria”. Ma all’iperattivo e irruento Selmayr sembra mancare una dote di Lamy: il tatto e la mediazione sono essenziali per far funzionare 28 commissari e 28 stati membri.