Massimo Ferrero, detto Er Viperetta, presidente della Sampdoria quarta in classifica (foto LaPresse)

Er morso der Viperetta conquista Genova, anzi Sampdoria

Piero Vietti

Chiedere a un sampdoriano che cosa ci fa la sua squadra al quarto posto in classifica è come chiedere a Renzi di rendere operativo il suo programma, sostiene Andrea Marcenaro, fogliante genovese emigrato a Roma, e tifoso blucerchiato da anni non più abituato a certe vette. Vorrebbe parlare solo del suo nuovo presidente, quel Massimo Ferrero detto er Viperetta che dopo la vittoria nel derby domenica sera è sceso in campo con le scarpe bicolori a saltare con i giocatori sotto la curva.

Chiedere a un sampdoriano che cosa ci fa la sua squadra al quarto posto in classifica è come chiedere a Renzi di rendere operativo il suo programma, sostiene Andrea Marcenaro, fogliante genovese emigrato a Roma, e tifoso blucerchiato da anni non più abituato a certe vette. Vorrebbe parlare solo del suo nuovo presidente, quel Massimo Ferrero detto er Viperetta che dopo la vittoria nel derby domenica sera è sceso in campo con le scarpe bicolori a saltare con i giocatori sotto la curva. Sabato Massimo Donelli, vecchio amico genoano di Marcenaro, gli aveva fatto sapere di essere pronto ad andare a visitare il museo del Barcellona per prostrarsi dinanzi alle scarpe di Koeman, dalle quali partì il tiro che più di vent’anni fa fece perdere la Coppa dei Campioni alla Samp. “Mi dispiace che non abbia potuto festeggiare – dice Marcenaro sinceramente amareggiato – ci tengo a far sapere che secondo me il Genoa meritava di vincere il derby, ma purtroppo l’ha perso. E’ stato profondamente ingiusto vincere con un gol irregolare, ancora di più lo sarebbe stato se quel rinvio svirgolato di Perin fosse finito nella propria rete invece che fuori di poco”. Ha ragione Gasperini, insiste Marcenaro, “anche se sembra uscito da un sanatorio, ha un colore da tubercolotico. Forse ha l’ebola”.

 

La faccia di Preziosi a fine partita, mentre guardava inorridito Ferrero sotto la curva blucerchiata, ribalta la tradizione recente secondo cui i rossoblù sono quelli con il presidente esuberante:  “Il giocattolaio che vorrebbe diventare genovese è una persona per bene – insiste Marcenaro – Noi con il Viperetta presidente abbiamo già vinto il nostro campionato. Lui è un uomo di fronte al quale anche l’ultimo tifoso della curva Sud si sente un lord. Ferrero è un gagà di Primavalle, con quelle scarpe bicolori, quella chioma… A noi ci riempe l’annata. Non ci importa la classifica. Tutta Italia è costretta a parlare di Viperetta, pure Repubblica. Fa la corte alla D’Amico”. Prima di lui alla Samp c’erano “dei morti che camminano, gente che si vestiva come per andare a caccia di lucertole. Posso solo immaginare la disperazione della famiglia Garrone per aver dovuto incontrare Viperetta”. Ferrero è decisamente “un post presidente. Speriamo che non ci sia nessun Bersani che gli rompa i coglioni. Tutto è possibile, col Viperetta, adesso pure King Kong può andare a un pranzo di corte. Non sono informato se Enrico Cisnetto sia ancora nel Cda della Samp, ma non riesco a immaginare come potrebbe sopportare uno come er Viperetta. Comunque la città è nel panico. Il genovese per bene, che ovviamente è genoano, aveva la possibilità di strapazzare il sampdoriano per il Viperetta. Ora non può più. La Genova borghese è nel panico totale perché hanno il Viperetta che gli entra nel salotto”.

 

Ai genoani non resta manco più prendere per il culo i cugini per il Viperetta. “Il godimento del sampdoriano è questo. Il genovese che veste solo tweed – quello che vorrebbe essere Lerner – è disperato. E’ come se ci fosse stata l’eclisse. Da quando c’è Ferrero noi doriani viviamo in braille. E’ tutto molto eccitante”. Marcenaro ha sentito l’intervista pre-derby a Sky: “Devastante. Per fortuna hanno chiuso l’Italsider anni fa, altrimenti avrebbe chiuso domenica sera, sarebbero affondate sette navi. E’ meraviglioso perché  la gente parla più di lui che del gol di Gabbiadini. Le 500.000 persone che hanno visto la partita parlano solo di quell’intervista. La gioia di questa vittoria – che è stato l’annichilimento di ogni civiltà, speranza e vivere comune – è una magia”. Quasi come l’intesa con l’allenatore Mihajloviç: “E’ un depresso”, fa secco Marcenaro. Ma come un depresso? “Ma sì, gli fanno una domanda frizzante e lui risponde come Churchill alla vigilia della guerra. E’ un Mourinho di pietra”. E lo stadio nuovo? Quello che galleggia sul mare, la Balena Bianca, con gli yacht che attraccano sotto i distinti? “Io non mi stupirei se lo volesse fare in cima alla Lanterna. In bilico. Da uno che dice che la differenza tra il derby di Genova e quello di Roma è che ‘a Roma c’è più gente’ mi aspetto di tutto. Genova è una città di mare, ne ha viste di tutti i colori, siamo stati usurai, ma che possa essere concesso un credito al Viperetta non lo credo possibile. A ’sto punto lo stadio facciamolo a Brooklyn. Er Viperetta fa costruire una passerella e andiamo a vedere le partite lì”.
Piero Vietti

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.