Un missile Tomahawk lanciato dalla nave militare USS Philippine Sea, nel Golfo Persico, contro le postazioni dello Stato islamico in Siria (foto Ap)

L'America bombarda lo Stato islamico anche in Siria. Obama: "Più forti se uniti"

Redazione

Il presidente americano: "Intervenendo abbiamo sventato un attacco di al Qaeda agli interessi americani e occidentali". I combattenti uccisi sono 70. Sono 50 invece gli obiettivi logistici colpiti.

Lo Stato islamico sotto attacco anche in Siria. Caccia e Predator americani hanno bombardato diversi obiettivi militari terroristici nei territori circostanti Raqqa e Deir ez Zour, nel nord est del paese. Una novità annunciata, dopo che gli Stati Uniti avevano formato una coalizione internazionale affermando la volontà di attaccare i jihadisti anche in Siria. All'attacco aereo hanno partecipato anche gli alleati arabi che hanno dato il proprio assenso alla missione a guida americana, Bahrain, Giordania, Qatar, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Il sottoammiraglio John Kirby ha dichiarato che l'operazione è stata avviata con un mix tra bombardamenti aerei e lancio di missili Tomahawk dalle unità della Marina nel Mediterraneo senza incontrare alcuna resistenza da parte dell'esercito siriano.

 

"Abbiamo inviato un messaggio al mondo: siamo più forti se uniti", ha commentato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama facendo un bilancio dei primi raid in territorio siriano contro il Califfato, prima di lasciare Washington alla volta di New York, per il vertice dell'Onu sul clima. Obama ha parlato dell'alleanza che si è cementata con alcuni paesi arabi (Bahrein, Arabia Saudita, Qatar, Giordania ed Emirati): "Gli Usa sono orgogliosi di stare a fianco di queste nazioni. La forza di questa coalizione dà un messaggio chiaro, questa è una battaglia non solo nostra, ma di tutti quei paesi  che vogliono la sicurezza dei loro popoli". Obama ha poi assicurato che gli Stati Uniti faranno tutto il possibile per sconfiggere i jihadisti: "Non è una battaglia solo dell'America, ma anche dei governi del Medio Oriente che rigettano lo Stato islamico", ha affermato Obama. "Nessun paese sarà un porto sicuro" per i jihadisti, ha continuato, "e andremo avanti con i nostri piani sostenuti all'unanimità al Congresso perché vogliamo difendere il nostro paese" dalla "ideologia perversa" dello Stato islamico.

 

"Gli Usa hanno attaccato in Siria per sventare un attentato contro il territorio americano", ha detto il presidente americano in riferimento all'annuncio dato già nella notte dal Pentagono di un attacco mirato contro il gruppo Khorasan, jihadisti affiliati ad al Qaeda e operanti in Siria. Costoro, come riferito dal consigliere per la sicurezza americana Ben Rhodes, stavano organizzando un "imminente attentato contro interessi americani e occidentali". Muhsin al Fadhli (nella foto), il leader del gruppo Khorasan composto da veterani di al Qaeda e sul quale pendeva una taglia di 7 milioni di dollari, sarebbe stato ucciso durante i raid dell'aviazione americana in Siria. E' quanto sostiene il sito web del quotidiano kuwaitiano 'al Rai', secondo il quale l'uccisione di al Fadhli, in un sobborgo di Idlib, trova conferme su alcuni siti jihadisti legati all'organizzazione terroristica di Jabat al Nusra. Il gruppo Khorasan ambiva a reclutare jihadisti occidentali in Siria e in Iraq per compiere attentati negli Usa ed era considerato una minaccia più grave dello stesso Califfato.

 

 

Il governo siriano era stato informato già ieri dell'inizio dei raid degli Stati Uniti nel suo territorio contro le postazioni dei jihadisti. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri di Damasco, stando a quanto riportato dall'agenzia ufficiale Sana: "L'America ha informato il rappresentante permanente alle Nazioni Unite a New York che ci sarebbero stati attacchi contro lo Stato islamico a Raqqa", hanno fatto sapere da Damasco, sottolineando che le operazioni sono state condotte con l'avallo del governo centrale. L'Iran, per bocca del presidente Rohani, ha invece smentito che la Casa Bianca abbia avvisato al Assad dei bombardamenti e ha definito l'attacco "illegale".

 

I raid, effettuati in tre tornate, hanno portato anche all'uccisione di almeno 70 combattenti del Califfato, oltre ad alcuni miliziani appartenenti ad al Qaeda. "Tra gli obiettivi colpiti, ha dichiarato Kirby, "depositi di munizioni, blindati " e un totale di circa 50 "target logistici" utilizzati dallo Stato islamico, ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani. "Risponderemo a questi attacchi", ha riferito una fonte dello Stato islamico a Reuters via Skype, condannando i "figli si Saloul", termine usato per indicare la casa regnante in Arabia Saudita che ha sostenuto l'avvio delle operazioni militari. Funzionari della difesa americana hanno detto che il principale obiettivo di questi raid in territorio siriano è di privare lo Stato islamico di rifugi sicuri nei quali riorganizzarsi. Nelle ultime due settimane infatti numerosi droni avevano sorvolato la provincia di Raqqa per perlustrare il territorio e studiare le mosse delle milizie jihadiste.

 

[**Video_box_2**]L'alleanza messa in piedi dagli Stati Uniti ha visto una buona partecipazione dei paesi sunniti mediorientali, sebbene anche tra questi resta una certa diffidenza riguardo alla sua efficacia. Dubbi che interessano anche alcuni paesi europei, storicamente alleati con Washington: fra questi la Gran Bretagna che, seppur abbia appoggiato Obama nell'offensiva contro lo Stato islamico, è rimasta più defilata circa il suo coinvolgimento attivo. Parigi ha di contro mostrato un interventismo molto più convinto, iniziando raid aerei in Iraq al fianco degli Stati Uniti. La decisione del presidente Hollande non dovrebbe cambiare nemmeno dopo il rapimento di un cittadino francese in Algeria per mano di un gruppo di combattenti fedeli al Califfo. "Avete 24 ore per interrompere i raid in Iraq", hanno fatto sapere i sequestratori, "altrimenti il detenuto morirà". Secca la replica dell'Eliseo che ha ribadito di non voler cedere ai ricatti degli estremisti.

Di più su questi argomenti: