Mario Draghi (foto Ap)

Che dragata

Mario Sechi

E’ SuperMario l’uomo della settimana. Lui sì che corre, altro che Millepiedi in Lady Pesc

Aperitivo o Big One? La domanda del Financial Times per ora è senza risposta, ma una cosa certa sul taccuino questa settimana c’è: l’italiano che fa notizia è Mario Draghi. Giovedì 4 settembre taglia a sorpresa i tassi, li porta al minimo di sempre e le scuole filosofiche si dividono in due: 1. Bene così, ma più di questo non potrà fare; 2. Il taglio comunque non servirà. I mercati continuano il rally, perfettamente asimmetrici rispetto all’andamento dell’economia reale. Bolla fissa. Draghi lancia getti di denaro per contrastare il doppio fronte dell’incendio recessione/deflazione. La cosa tocca la carne viva dell’esecutivo, è la materia incandescente che ribolle nelle stanze del ministero dell’Economia e fa aleggiare più di un dubbio nello studio di Palazzo Chigi del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Commento telegrafico e per una volta niente tweet: “Bene così…”. Il banco di prova del pezzo governativo si chiama legge di stabilità, c’è tempo per farla ma non troppo e poi gran parte del match il caro leader se lo gioca in Europa. Il 30 agosto fa un sabato parigino per incontrare il presidente Hollande che ha qualche grattacapo post amoroso (il libro della sua ex, Valérie Trierweiler, crea un tal fracasso da far crollare il suo gradimento al 13 per cento, cose mai viste all’Eliseo) e seri guai con il deficit e la crescita del suo paese. Tutto a posto, i due sono d’accordo: crescita e sviluppo. Achtung! In Germania non sono allineati e il gioco è scoperto. Berlino è in fase cingolata e il rumore di ferraglia corazzata emerge nel retroscena della telefonata di Merkel a Draghi a proposito del discorso stop-austerity del numero uno della Bce a Jackson Hole. Minuetto di versioni dei disfatti: ha chiamato Merkel. No, non c’è stato niente. Sì, c’è stato qualcosa, ma la telefonata è di SuperMario. Sembra una commedia all’italiana. Dettagli drammaturgici a parte, la realtà è che il sismografo segna un terremoto in profondità tra Germania e resto d’Europa sul tema del rigorismo. Draghi giovedì 4 settembre sottolinea: “Il mio discorso di Jackson Hole era chiaro, non possiamo abbassare ulteriormente i tassi, servono riforme strutturali”.

 

E il colloquio con Renzi nella sua casa in Umbria? “Resta confidenziale”. Niente spifferi, che siamo banchieri e non politici. Messa così, la settimana è come un rientro a scuola dopo le vacanze: il Mogherini Day (30 agosto, nomina di Lady Pesc); un salutare calma e gesso: il programma dei Millegiorni ribattezzato Millepiedi (lunedì 1° settembre); uno slogan da riempire: stop alla supplentite (linee guida della riforma della scuola, martedì 2 settembre); un “a volte ritornano”: la minoranza del Pd che chiede la cancellazione della norma costituzionale sul pareggio di bilancio e Massimo D’Alema che vuol curare “l’annuncite” renziana (sempre martedì 2 settembre); Renzi che sulla carta (del Sole 24 Ore) annuncia tagli per 20 miliardi e l’allargamento del bonus da 80 euro (mercoledì 3 settembre, intervista di Roberto Napoletano); un restringimento della borsa di Marianna Madia che dà la lieta novella agli statali: “Niente aumenti nel 2015” e reazione rapida della Polizia che proclama lo sciopero (ancora mercoledì).

 

[**Video_box_2**]Tutto qui, o quasi, perché la vera agenda da puntare sul radar è quella di Giorgio Napolitano, la cabina di regia è al Quirinale più che mai. Chi entra e chi esce segnala l’argomento caldo, il clou che domina il dibattito. Lunedì 1° settembre entra Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia e il pensiero va all’affare sfumato in Brasile e ai piani per dare un futuro alle telecomunicazioni italiane; stesso giorno, altro tema, privatizzazioni per rianimare le casse dello stato: fa il suo ingresso l’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace; i conti, sempre quelli e, manco a dirlo, mercoledì 3 settembre in ingresso al Quirinale viene segnalata la capigliatura fosforescente dell’economista Francesco Giavazzi; Lady Pesc in Mogherini illumina il capo dello stato nella stessa giornata (segue comunicato patriottico); le riforme incombono, il calendario è programmato, mille giorni, mille asili, centomila supplenti, rivoluzione, il rullo dei tamburi annuncia l’arrivo del sorriso sfolgorante di Maria Elena Boschi. Argomento del colloquio? Eccolo, nero su bianco: “Programmazione dei lavori parlamentari all’indomani della ripresa dell’attività di Camera e Senato sulla riforma costituzionale, su quella elettorale e sulle altre riforme già all’ordine del giorno, in particolare sul lavoro e sulla pubblica amministrazione”. Altro che aperitivo nella City, il menù del Quirinale è degustazione completa: antipasto, primo, secondo, frutta, dessert, caffè e ammazzacaffè. Chef Napolitano.

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