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L’estate del discontento dell’Obamacare

Redazione

Un’altra sentenza (liberale) indebolisce la riforma sanitaria americana.

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L’estate del discontento dell’Obamacare continua con una nuova sentenza. Questa volta non è la Corte suprema ma la Corte d’appello del distretto di Columbia a mettere il dito in una delle molte piaghe giuridiche della legge: i giudici dicono che è illegale che il governo federale conceda i sussidi ai cittadini degli stati che non hanno istituito un mercato assicurativo al loro interno. Gli “exchange”, le piazze virtuali dove si può comprare una polizza a tariffa agevolata, funzionano su base statale, ma 36 governatori – in particolare quelli repubblicani, naturalmente – hanno deciso di non offrire alcun “exchange” ai propri cittadini; chi non ha un mercato statale a disposizione, dice la legge, può però rivolgersi direttamente a un mercato nazionale e quindi ricevere, di fatto, i crediti del caso direttamente dal governo federale. Secondo i numeri dell’Amministrazione, l’87 per cento degli americani che si sono iscritti all’Obamacare ha ottenuto i sussidi direttamente da Washington. La sentenza dice però che l’operazione è illegale, perché il Congresso quando ha votato la legge in realtà non intendeva avallare questo squilibrio di potere fra stato centrale e singoli stati, un vulnus giuridico attorno a cui l’America s’affanna dai tempi di Jefferson e Hamilton.

 


Qualche ora dopo la sentenza del distretto di Columbia, un’altra corte federale ha emesso una sentenza diametralmente opposta, confermando la legittimità della legge, cosa che certamente porterà a un voto dell’intera Corte d’appello del distretto e ad altre controversie legali a vari livelli che potrebbero far arrivare il caso alla Corte suprema. La Casa Bianca minimizza, i commentatori liberal parlano di sentenza ridicola ed evocano macchinazioni di marca repubblicana, ma il dato politico rimane: l’Obamacare ha subìto una tremenda martellata dalla Corte suprema, secondo cui il principio della libertà religiosa viene prima del diritto agli anticoncezionali previsto dalla legge; ora arriva la seconda martellata, sul rapporto fra stato federale e singoli stati, altra stortura introdotta da una legge che, contrariamente all’America, è centralista per vocazione.

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