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Il diritto al figlio, un’enormità

Redazione

Le motivazioni che sono alla base della sentenza di incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa (cioè con gameti esterni alla coppia),  rese note martedì dopo una lunga attesa, introducono un inaudito “diritto al figlio”, di cui è davvero arduo riscontrare i presupposti nella Costituzione.

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Le motivazioni che sono alla base della sentenza di incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa (cioè con gameti esterni alla coppia),  rese note martedì dopo una lunga attesa, introducono un inaudito “diritto al figlio”, di cui è davvero arduo riscontrare i presupposti nella Costituzione. Eppure questo è il senso di quanto affermano i giudici della Consulta, quando scrivono che “avere figli è espressione della fondamentale libertà di autodeterminarsi” e che da ora in poi quel diritto potrà essere invocato, senza limiti, da qualsiasi coppia “assolutamente sterile o infertile”. In altre parole, per la prima volta vediamo formulata giuridicamente l’idea che un figlio, prima che oggetto di tutela di per sé, sia oggetto e strumento dell’altrui realizzazione, in modo ineludibile e assoluto. Di fronte a questa enormità, impallidiscono anche altre questioni per ora indefinite, perché non automaticamente esportabili dalla legge 40, che riguarda solo la fecondazione omologa. Ma vale comunque la pena di citarne alcune: sarà possibile la donazione di gameti tra consanguinei, per esempio tra sorelle o tra madre e figlia o tra fratelli e tra padre e figlio? Quanti figli potranno essere generati da un unico datore di gameti? Il figlio avuto con l’eterologa avrà diritto a conoscere le proprie origini come quello adottato, o l’anonimato in questo caso sarà blindato e protetto? E sempre in analogia con quanto disposto per l’adozione, alle coppie sarà vietato selezionare i donatori in base all’etnia? Agli estensori delle motivazioni questi dettagli per ora non interessano. Tempo al tempo: saranno materia di infiniti contenziosi. Benvenuti nel mondo dell’eterologa.

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