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Breve giro fra gli eurocandidati a cinque stelle (e i loro ego impazienti)

Sono quelli che non ci sono, quelli che non si vedono, quelli che a malapena appaiono sul palco dietro all’“uno, nessuno e centomila” che hanno come leader il Beppe Grillo che, a seconda del luogo, si reinventa erede di Enrico Berlinguer, “nuovo Charlie Chaplin oltre Hitler”, post leghista in Veneto, attore in pensione a “Porta a Porta”, acchiappa-pensionati a Bologna e giustiziere internettiano con plastico-galera.

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Sono quelli che non ci sono, quelli che non si vedono, quelli che a malapena appaiono sul palco dietro all’“uno, nessuno e centomila” che hanno come leader il Beppe Grillo che, a seconda del luogo, si reinventa erede di Enrico Berlinguer, “nuovo Charlie Chaplin oltre Hitler”, post leghista in Veneto, attore in pensione a “Porta a Porta”, acchiappa-pensionati a Bologna e giustiziere internettiano con plastico-galera. Sono quelli che non ci sono, e sono i candidati del M5s alle europee, illustri sconosciuti e più cliccati partecipanti alle Europarlamentarie di qualche mese fa: settantatré personaggi che in questi giorni, quasi sottobanco, danno santini elettorali come tutti i candidati al mondo, solo che per loro è un atto a rischio (“e se poi scoprono che ho dato i volantini al mio amico del Pd che ha molti amici grillini?”, si chiedeva un candidato del centro). Non si vedono e soprattutto non si sentono (se non sul web e a margine dei comizi di Grillo), i candidati del M5s. “Uno vale uno”, sì, ma non per loro adesso: come tutti i candidati al mondo, vorrebbero essere eletti anche per umanissima ambizione, non confessabile nel pianeta-Casaleggio. Ma ohimè: per loro parlano gli altri, i quasi ventriloqui e già eletti Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. Eppure, in queste ore, la lotta si fa dura (il verbo di Grillo è legge, ma si sgomita anzichenò). Succede, per esempio, che a Roma si accenda la lotta tra due piccoli “mister-preferenze”, attivisti storici sostenuti dalle due pasionarie del grillismo parlamentare, la deputata Roberta Lombardi (nella cui area gravita il candidato odontotecnico quarantatreenne Dario Tamburrano, pasdaran della decrescita felice) e la senatrice Paola Taverna (nella cui area gravita Fabio Massimo Castaldo, ventottenne candidato e collaboratore legislativo della Taverna stessa). Non è l’unico candidato cosiddetto “portaborse”, Castaldo, ché pure in Sicilia svettano i collaboratori del gruppo Cinque stelle all’Ars, Simona Suriano e Ignazio Corrao. La litigiosa Roma è nulla, comunque, rispetto al Veneto, dove il candidato di area “Casaleggio associati” (ortodosso degli ortodossi) [**Video_box_2**]David Borrelli, ex pizzaiolo ora imprenditore nell’informatica, è stato ieri definito dalla senatrice fuoriuscita Paola De Pin “il ras” del trevigiano, reo di non aver “coinvolto” la base nel dialogo con le Pmi. Ed è un fatto che la polpetta avvelenata alla vigilia del voto, da parte di ex amici e clan rivali, è l’incubo del candidato grillino, per il resto attento a non presentarsi con follie da parlamentarie 2013. Tutti cercano di apparire pacati, poliglotti, meno bislacchi dei loro predecessori, non sempre riuscendoci (va forte la frase: ero grillino anche prima di accorgermene o, come dice la candidata biologa sarda con studi in Inghilterra Giulia Moi, “ho sempre avuto lo spirito del Movimento prima che nascesse”). Nelle dichiarazioni d’intenti, per non sbagliare, abbondano le autovalutazioni (“inglese scritto-parlato ottimo”, “tedesco lo sto studiando” – e c’è chi, come il candidato Paolo Angelini, si valuta anche in greco antico e latino, conoscenza da liceo, e paleoslavo, livello buono). Al nord sono favorite la giovane Alice Salvatore, paladina dell’olio extravergine di oliva, e l’esperta di finanza (pentita) Alice Tranchellini.

Abbondano i candidati che hanno “speso un anno” in nord Europa, come il fan di Roberto Saviano e candidato campano Fabio Alemagna (in mancanza c’è chi, come Michele Cammarano, mette in curriculum i viaggi in “couchsurfing” di quando era ragazzino: dormiva sui divani di amici occasionali, dando in cambio ospitalità). L’impiegato toscano e compositore pop Matteo Della Negra, già concorrente (scartato) di un talent musicale, deve vedersela, a livello di preferenze locali, con Danilo Savari, trentunenne ora residente a Madrid. Ma nessuno dei candidati si sente (a parole) affetto da “poltronite”, come diceva l’eletta Lombardi, anzi: tutti fanno a gara (a parole) per nascondere la voglia di gareggiare anche un po’ per sé.

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