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Assad s’è dato al cloro

Paola Peduzzi

Nelle ultime settimane, gli attivisti siriani hanno mostrato parecchi video di persone ricoverate nei centri medici del villaggio di Kafr Zita, nel governatorato di Hama, nel nord-est della Siria, con gli occhi rossi, il colorito verdognolo, gravi difficoltà respiratorie e il sangue che usciva dalla bocca: erano stati colpiti dagli attacchi delle “barrel-bombs”, le micidiali bombe-barili che sono state ora “arricchite” di cloro e ammoniaca. Daniele Raineri ha scritto su questo giornale, il 22 aprile scorso, che “nelle ultime due settimane gli attacchi segnalati sono almeno dodici: i nomi delle località colpite sono Kafr Zita, Talmenes, Al Tamanah, Atshan e Harasta, vicino Damasco”.

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Nelle ultime settimane, gli attivisti siriani hanno mostrato parecchi video di persone ricoverate nei centri medici del villaggio di Kafr Zita, nel governatorato di Hama, nel nord-est della Siria, con gli occhi rossi, il colorito verdognolo, gravi difficoltà respiratorie e il sangue che usciva dalla bocca: erano stati colpiti dagli attacchi delle “barrel-bombs”, le micidiali bombe-barili che sono state ora “arricchite” di cloro e ammoniaca. Daniele Raineri ha scritto su questo giornale, il 22 aprile scorso, che “nelle ultime due settimane gli attacchi segnalati sono almeno dodici: i nomi delle località colpite sono Kafr Zita, Talmenes, Al Tamanah, Atshan e Harasta, vicino Damasco”. Brown Moses, il blogger inglese considerato il più esperto tra gli osservatori dell’utilizzo delle armi nella guerra civile siriana, ha spiegato che nei video e nelle foto è indicato “specificatamente” che le bombe al cloro sono state lanciate dagli elicotteri, in particolare quelle lanciate l’11 aprile scorso a Kafr Zita. “Non c’è alcuna prova che Jabhat al Nusra (il gruppo qaidista che combatte in questa regione, accusato di usare le armi chimiche dal regime di Damasco e da chi lo sostiene, giornalisti autorevoli compresi, ndr) abbia a disposizione un elicottero. Considerato che Kafr Zita è stato al centro di un’intensa attività militare da parte del regime, pare improbabile che l’esercito siriano possa non aver notato un elicottero misterioso che volava in quell’area”. Detto più semplicemente: l’unico ad avere elicotteri, in Siria, è Bashar el Assad.

Ieri il Telegraph ha pubblicato la prima analisi scientifica di campioni di terra prelevati nelle zone colpite da questi attacchi.  Si tratta di un test condotto in esclusiva per il quotidiano britannico, con la regia di Hamish de Bretton-Gordon, che è stato in passato il capo delle forze speciali dell’esercito inglese che si occupano di agenti chimici. “Abbiamo prove inequivocabili del fatto che il regime ha usato cloro e ammoniaca contro i civili nelle ultime due-tre settimane”, ha detto de Bretton-Gordon. I campioni sono stati raccolti negli attacchi dell’11 e del 18 aprile a Kafr Zita e del 21 aprile a Talmenes. Il numero delle vittime di questi bombardamenti non è stato accertato, pare non sia alto ma che comprenda anche donne e bambini – e ci sono centinaia di feriti e di intossicati. “In tutti i campioni abbiamo trovato tracce di cloro – ha detto de Bretton-Gordon – A Kafr Zita è stata usata anche l’ammoniaca”.

Il cloro e l’ammoniaca non sono sostanze letali, il primo è un agente disinfettante e l’altro un fertilizzante, e sono molto facili da produrre senza aiuti esterni (sono anche molto economici). Inalati in quantità eccessive possono portare alla morte: uccidono quando reagiscono con l’acqua nei polmoni producendo un acido che brucia il sistema respiratorio. Al contrario del sarin che serve soltanto per uccidere (e il regime di Bashar el Assad l’ha usato lo scorso anno in più occasioni, facendo migliaia di vittime: il 21 agosto 2013, vicino a Damasco, in un unico attacco ci sono stati 1.400 morti), il cloro e l’ammoniaca si disperdono nell’atmosfera in modo veloce e senza causare grandi danni e questo, secondo gli esperti, è il motivo per cui in questi attacchi le vittime non sono numerose.

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Il Protocollo di Ginevra del 1925 vieta “l’utilizzo in guerra” di “asfissianti, veleni e altri gas” così come “liquidi, materiali e strumenti analoghi”. Se convertiti in gas letali e usati con l’intento di uccidere, il cloro e l’ammoniaca rientrano in questa definizione. Il cloro, come ha ricordato ieri David Blair sempre sul Telegraph, era stato usato come arma chimica durante la Prima guerra mondiale, “per cui gli autori del Protocollo ce l’avevano in mente: è piuttosto difficile difendere il regime di Assad dall’accusa di aver violato questo accordo, che la Siria ha firmato nel 1968”.

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Il Protocollo di Ginevra però non dice nulla sulla produzione e la scorta di gas velenosi. La Convenzione sulle armi chimiche del 1993 ha riempito il vuoto normativo vietando la produzione e il possesso di queste armi: la Siria ha firmato questa Convenzione lo scorso novembre, in seguito all’accordo con la comunità internazionale, a rimorchio della strategia del presidente russo Vladimir Putin, sulla consegna e lo smantellamento dell’arsenale chimico siriano. Il regime di Assad può sostenere che cloro e ammoniaca non possono mai essere considerati armi perché hanno un utilizzo in ambito civile. Ma se queste sostanze sono caricate dentro a bombe in forma gassosa e poi lanciate su target specifici da elicotteri militari – come mostrano le prove – diventa più difficile negare che le due sostanze siano state usate con l’intento di uccidere. In questo caso, conclude David Blair, “Assad diventerebbe il primo leader al mondo ad aver violato sia i Protocolli di Ginevra sia la Convenzione sulle armi chimiche”.

[**Video_box_2**]L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (l’acronimo è Opcw, ha vinto il Nobel per la Pace lo scorso anno) ha annunciato martedì che manderà un team di suoi esperti in Siria per investigare su questi attacchi, che già le cancellerie occidentali hanno denunciato: Parigi e Washington negli scorsi giorni hanno detto di essere molto preoccupati dalle notizie provenienti da questo spicchio martoriato della Siria e di voler indagare su quanto accaduto. Il Regno Unito ieri ha ribadito che l’inchiesta su questi attacchi deve essere fatta “con urgenza”, soprattutto perché le sostanze utilizzate si disperdono in fretta e con esse le prove degli attacchi. Il regime di Damasco, che ha definito le ultime accuse “senza alcun fondamento”, ha accettato la missione e garantisce la sicurezza del team in arrivo (non si sa ancora quando). Assad ha ormai una certa dimestichezza con gli esperti dell’Opcw: sono loro che hanno fatto l’inventario delle armi chimiche, le hanno recuperate su indicazione del regime e ora le dovranno smantellare. Le scorte di agenti dichiarate (da Assad naturalmente) sono pari a 1.300 tonnellate. Entro domenica, l’Opcw avrebbe dovuto avere sotto il suo controllo il 100 per cento dell’arsenale per procedere allo smantellamento: per ora si è fermi al 92,5 per cento, che è comunque un valore consistente, che è stato raggiunto grazie a un’accelerazione nell’ultimo mese, pare dopo una strigliata a Damasco da parte di Mosca, che avendo già abbastanza problemi sul fronte ucraino non voleva averne altri in Siria. Si passerà in breve tempo quindi alla fase dello smaltimento in mare, che dovrebbe essere conclusa entro il 30 giugno ma che, come è noto, è la più complessa e pericolosa (e molti paesi del Mediterraneo non vogliono essere coinvolti). Il cloro e l’ammoniaca sono esclusi da questo processo per il già citato utilizzo in ambito civile.

In questa sottile differenza che a livello legale ha un grande peso – diventa discutibile che l’utilizzo del cloro e dell’ammoniaca costituisca un superamento della “linea rossa”, ammesso che ancora abbia senso parlare di un paletto che è già stato ampiamente oltrepassato senza conseguenze di alcun tipo – c’è tutta la strategia di Assad. Anche con gli attacchi chimici col sarin il tiranno di Damasco aveva cominciato con cautela e con poche quantità: Dexter Filkins, quando arrivò in Siria l’anno scorso, raccontò sul New Yorker che tutti gli parlavano di esplosioni blu, ma finché non ci sono state le immagini devastanti dei bimbi morenti con la schiuma alla bocca il pur evidente utilizzo del sarin testimoniato da molteplici fonti non era stato considerato sufficiente come prova. Assad sa che l’occidente è assuefatto alle immagini violente che arrivano dalla Siria; può contare su una solida propaganda che ha fatto passare il messaggio che ci sono gruppi e personaggi ben più cattivi, violenti e pericolosi di Assad in Siria (della serie “he’s a monster but he’s our monster”); ha la garanzia dei suoi alleati che anche questa volta la passerà più o meno liscia. Se l’Opcw dovesse confermare l’utilizzo di cloro e ammoniaca a scopo letale, al Consiglio di sicurezza dell’Onu russi e cinesi impedirebbero qualsiasi reazione coordinata. Gli americani potrebbero allora decidere di rifornire i ribelli di missili terra-aria che possono abbattere gli elicotteri che lanciano le bombe chimiche, ma è un’ipotesi che per ora non è stata accettata da Washington. Pure se un cambiamento è in corso, visto che una fazione dei ribelli moderati siriani ha ricevuto una prima fornitura di missili anticarro americani, i Tow Bgm-71.

[**Video_box_2**]Assad scommette che anche questa volta resterà impunito, mentre continua a punire la sua popolazione con gli attacchi chimici e con quell’altra arma micidiale che è la fame: gli aiuti stentano ad arrivare in molte parti del paese controllate dai ribelli, molti villaggi senza cibo e sotto i bombardamenti si piegano al regime. La scorsa settimana Damasco ha annunciato che il 3 giugno ci saranno le elezioni presidenziali, e a marzo Assad aveva fatto la sua prima apparizione in pubblico dall’agosto scorso, postando prontamente su Facebook, Twitter e Instagram le immagini dei suoi bagni di folla con carezze e abbracci caritatevoli a donne e bambini. Lunedì la tv di stato ha fatto l’annuncio ufficiale della candidatura di Assad per il terzo mandato (dura sette anni), sottolineando che sarà un voto democratico visto che sono previste altre candidature (ne sono pervenute per ora sei, le cosiddette “comparse della farsa di Assad”). L’annuncio è stato accolto, il giorno successivo, da una serie di attacchi contro i civili nelle zone controllate dal regime, che hanno causato almeno 50 morti. Resta poco chiaro, ha scritto Anne Barnard sul New York Times, come si possa organizzare un’elezione visto che gli attacchi delle forze dell’opposizione continuano, così come quelli del regime. Human Rights Watch ha pubblicato un documento che dice che dal 22 febbraio a oggi soltanto ad Aleppo, nel nord della Siria, ci sono stati 85 attacchi con le “barrel bombs”, l’ultimo ieri, è stata colpita una scuola. Il 22 febbraio è la data in cui il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione in cui si chiedeva a tutte le parti di fermare gli attacchi contro i civili.

David Gardner, capo della sezione esteri del Financial Times, ha scritto ieri da Beirut un articolo interessante sulla strategia elettorale di Assad. Nelle aree sotto il controllo del regime, il rais può scegliere il suo elettorato, dal momento che i milioni di rifugiati non ci saranno. Per sfidare Assad i candidati devono dimostrare di aver vissuto per almeno dieci anni in Siria con continuità e devono raccogliere almeno 35 firme con il timbro parlamentare – cioè i ribelli e i dissidenti sono tagliati fuori.

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Eppure Gardner spiega che Assad è ben più vulnerabile di quanto possa sembrare: i ribelli sono penetrati nel feudo storico della famiglia al potere, Latakia, conquistando la città di Kasab e l’accesso al mare. Lì il regime non può utilizzare le forze aeree perché si è troppo vicini al confine con la Turchia e il 23 marzo scorso l’esercito di Ankara ha abbattuto un jet siriano vicino al confine (via terra l’avvicinamento è ancora più pericoloso). Allo stesso tempo l’occidente ha ricominciato ad avere parecchi sospetti sulla credibilità di Assad, soprattutto ora che ci sono le prove degli attacchi con il cloro e arrivano notizie di evacuazioni intorno a Latakia in vista di una grande operazione militare del regime. C’è poi il contesto internazionale. Con l’aggressione in Ucraina e l’annessione della Crimea, la Russia di Putin è sotto grande pressione sanzionatoria e diplomatica, e ogni sua azione, anche al di fuori del contesto ucraino, può innescare nuove conseguenze. L’Iran, alleato di Assad, è al centro del negoziato più importante per l’Amministrazione Obama, quello sul programma nucleare. David Gardner sostiene che il dialogo tra Washington e Teheran è volto anche a ricreare un equilibrio di potere che contenga lo scisma violento in corso tra sunniti e sciiti. “In Iran molti leader ricordano bene gli attacchi col gas nervino fatti su di loro da un altro regime baathista, quello di Saddam Hussein in Iraq, negli anni Ottanta – scrive Gardner – Il regime di Assad, con la sua violenza, il suo cinismo settario e la tendenza a volere troppo, potrebbe risultare più una vittima che un beneficiario dell’intesa tra Iran e Stati Uniti”.

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E’ una visione piuttosto ottimistica della questione siriana, soprattutto se si pensa a quanti attacchi mortali contro l’opposizione siriana sono stati voluti e organizzati dalle Guardie rivoluzionarie iraniane assieme ai miliziani di Hezbollah. L’alleanza tra Iran, Russia e Siria pare solida al punto da organizzare elezioni presidenziali che sono considerate illegittime dalla comunità internazionale. Ma due precedenti così brutali come la violazione della linea rossa sulle armi chimiche in Siria e la violazione della legge internazionale con l’annessione della Crimea da parte della Russia potrebbero diventare insostenibili per il presidente Obama che deve ancora trovare una forma alla sua eredità politica. Fu lo stesso Obama a dire a David Remnick in un’intervista sul New Yorker: “Facciamo parte di una storia molto lunga. Stiamo cercando di scrivere bene il nostro paragrafo”. Ecco, magari questo è il paragrafo giusto.

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