Tutti gli insulti di Grillo passati in cavalleria da una sinistra che si piace

Marianna Rizzini

Che Beppe Grillo sia uno che quando non fa qualche pasolinata (poliziotti unitevi alla piazza e non proteggete questi politici, è l’invito di ieri) si alza e dice “vaffanculo” è cosa nota. E’ il suo marchio di fabbrica, inizialmente pure divertente (poi meno, anche per consunzione mediatica delle solite accuse). Grillo dunque dice “vaffanculo” (dal blog o dal vivo), scomunica, non perdona, non dimentica, si infuria, espelle, esplode a suon di “larve, zombie, morti, ladri” contro i partiti e i giornali e qualcuno si offende, altri ci ridono su.

    Che Beppe Grillo sia uno che quando non fa qualche pasolinata (poliziotti unitevi alla piazza e non proteggete questi politici, è l’invito di ieri) si alza e dice “vaffanculo” è cosa nota. E’ il suo marchio di fabbrica, inizialmente pure divertente (poi meno, anche per consunzione mediatica delle solite accuse). Grillo dunque dice “vaffanculo” (dal blog o dal vivo), scomunica, non perdona, non dimentica, si infuria, espelle, esplode a suon di “larve, zombie, morti, ladri” contro i partiti e i giornali e qualcuno si offende, altri ci ridono su. Di solito uno guarda e passa (al massimo pensa: “Che palle”). Ma stavolta solidarietà è giunta, e copiosa, per Maria Novella Oppo, giornalista dell’Unità, autrice di pezzi antipatizzanti verso i Cinque stelle e protagonista della “segnalazione” – con foto – sul blog dell’ex comico (“mantenuta”, è l’accusa). Foto di altri accusati erano già comparse sul blog, sebbene più come fermo-immagine che non nella forma segnaletica toccata a Oppo (capitò a Giovanni Floris, messo nel novero dei “servi più zelanti dei padroni”). A qualcuno, per esempio al presidente della Camera Laura Boldrini, è andata addirittura peggio che a Oppo (“oggetto di arredamento del potere” e “nominata” da Nichi Vendola il “supercazzolaro”, ha scritto Grillo). A qualcun altro, come a Stefano Rodotà, l’offesa è giunta con accenti di non britannica educazione (“ottuagenario miracolato dalla rete… sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi”, diceva Grillo di colui che era stato, fino ad allora, il suo candidato alle Quirinarie). Mai come nel dopo-Oppo s’è vista reazione, eppure la rassegna di insulti rivolti da Grillo a leader, istituzioni e giornalisti è più che mai lunga e truculenta.

    Partendo dalla fine, si segnala l’invettiva anti Eugenio Scalfari comparsa sul blog il 3 novembre scorso: “Pennivendolo da sfondamento” destinato alla “panchina lunga, magari al Pincio… tu, l’Ingegnere e Napolitano…”. Alla soglia dell’estate, intanto, sotto il fuoco del “vaffa” erano finiti Milena Gabanelli e l’ormai detestato Rodotà (“faremo i conti anche con loro”, era la frase di Grillo – Gabanelli, in quel frangente, decise di soprassedere). Come augurio di Capodanno 2013, poi, i politici nel complesso erano stati descritti come “facce di bronzo, facce di merda, facce da impuniti”, e “parassiti, pidocchi, mignatte, zecche… virus che si spacciano per miracolosi medicinali”. Seguiva elenco di nomi (Bindi, Finocchiaro, Cicchitto, Berlusconi, Monti). Insolitamente gentile l’accusa del 2012 contro Gad Lerner, Corrado Formigli e Fabio Fazio (“fate smemorine” che trasformano “zucche vuote in statisti”), ma Fazio un mese fa ha avuto la seconda dose (“stuoino del Pd”). Negli anni precedenti, l’ascesa di Grillo era stata accompagnata da insulti per l’universo mondo (anche medico: Umberto Veronesi si era beccato il soprannome di “cancronesi”). Furio Colombo diventava il “residuato dell’Unità”. Matteo Renzi compariva sotto forma di “ebetino di Firenze” e “pollo che si crede aquila”, ma pure al Cav. arrivava l’ingiuria multipla (“psiconano”; “uomo di quasi ottant’anni senza prostata”). E se Enrico Letta era “l’ectoplasma”, Giorgio Napolitano era “la salma”, Mario Monti “rigor Montis”, Elsa Fornero una “da neurodeliri”, Pier Luigi Bersani “un fallito” in “accordo con ex fascisti e piduisti”. Persino sul non nemico Fatto, in un momento di paturnia grillesca, Grillo ha rovesciato segnalazioni (per la cronista Paola Zanca, accusata di “aver mentito sapendo di mentire”). Insuperabile la lontana villania (espiata da Grillo con multa) contro la senatrice a vita Rita Levi Montalcini, definita nel 2001 “vecchia puttana”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.