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Bruxelles squilla un po’ a vuoto

Redazione

Il pacchetto telecomunicazioni varato con grande enfasi da Bruxelles nel 2002 aveva due obiettivi: creare una maggiore concorrenza nei mercati nazionali delle telecomunicazioni e incentivare i nuovi entranti a costruire, nel tempo, nuove infrastrutture. Si è trattato di un doppio fallimento. Si è generata concorrenza, ma solo entro i confini delle nazioni con il risultato che è esploso il numero dei gestori: duecento nell’Unione europea contro solo quattro operatori della telefonia mobile negli Stati Uniti (e tre in Cina). In secondo luogo, è emerso che invece di favorire gli investimenti da parte degli operatori storici e quelli nuovi, il quadro scoraggiava entrambe le categorie.

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Il pacchetto telecomunicazioni varato con grande enfasi da Bruxelles nel 2002 aveva due obiettivi: creare una maggiore concorrenza nei mercati nazionali delle telecomunicazioni e incentivare i nuovi entranti a costruire, nel tempo, nuove infrastrutture. Si è trattato di un doppio fallimento. Si è generata concorrenza, ma solo entro i confini delle nazioni con il risultato che è esploso il numero dei gestori: duecento nell’Unione europea contro solo quattro operatori della telefonia mobile negli Stati Uniti (e tre in Cina). In secondo luogo, è emerso che invece di favorire gli investimenti da parte degli operatori storici e quelli nuovi, il quadro scoraggiava entrambe le categorie: rispetto al 2008 gli investimenti sono scesi di 3,5 miliardi e sono più o meno la metà, nel decennio, rispetto a Usa e Canada.  Ora la commissaria olandese Neelie Kroes intende rimettere mano al sistema: creare un mercato unico delle tlc del Vecchio continente. E’ una corsa contro il tempo, per tagliare il traguardo prima delle prossime elezioni europee.

E’ una corsa a ostacoli contro le lobby del settore. Ma a favore del commissario, per paradosso, gioca la crisi del settore, dieci anni fa l’unica leadership tecnologica europea, oggi distante anni luce dagli Usa che hanno saputo sfruttare l’alleanza tra i colossi del software, i produttori di smartphone e le dimensioni di scala delle reti. Per recuperare il ritardo, il “pacchetto Kroes” propone di puntare alla creazione di un mercato unico delle telecom che preveda l’abbattimento del roaming e dei sovraccosti sulle chiamate internazionali, regole più favorevoli agli investimenti e la net neutrality “per garantire a tutti l’accesso pieno e libero a internet”. Oltre a chiedere il coordinamento tra gli stati per l’assegnazione delle licenze 4G. Basterà? Forse no, ma è importante che l’Ue riconosca il suo peccato originale. Mentre nel 2003 l’Americana Fcc alleggeriva le norme per le imprese che investivano in reti ad alta velocità, l’Ue lanciava una crociata di norme sulla banda larga. E per gli stati le licenze sono state, il più delle volte, occasioni per far cassa più che sviluppo. E così l’Europa è inesorabilmente indietro tanto nella fibra ottica, quanto nello sviluppo di reti 4G. L’innovazione, anche stavolta, non si sposa con la burocrazia oltre al fatto che i troppi operatori europei ora devono vedersela con i pochi (ma forti) colossi americani, pronti a comprare.

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