Il “caso Bárcenas” a Madrid

Il direttore del Mundo ha un piano (zeppo di sms) per far saltare Rajoy

Redazione

Il “caso Bárcenas”, che continua ad agitare, in crescendo, la cronaca politica spagnola, ha quattro protagonisti. In primo luogo lui, Luis Bárcenas, l’ex tesoriere del Partito popolare, che si trova in prigione e che, dopo aver a lungo negato l’esistenza di una ventennale contabilità parallela del Pp (si tratterebbe di soldi versati da imprenditori e usati per finanziare il partito e garantire fuoribusta periodici ad alcuni dirigenti popolari), ieri ha confermato al giudice quanto già aveva confidato al direttore del Mundo Pedro J. Ramírez: la “contabilità b” del Pp esisteva, sostiene Bárcenas, che ha consegnato ai magistrati documenti cartacei e una chiavetta usb.

    Il “caso Bárcenas”, che continua ad agitare, in crescendo, la cronaca politica spagnola, ha quattro protagonisti. In primo luogo lui, Luis Bárcenas, l’ex tesoriere del Partito popolare, che si trova in prigione e che, dopo aver a lungo negato l’esistenza di una ventennale contabilità parallela del Pp (si tratterebbe di soldi versati da imprenditori e usati per finanziare il partito e garantire fuoribusta periodici ad alcuni dirigenti popolari), ieri ha confermato al giudice quanto già aveva confidato al direttore del Mundo Pedro J. Ramírez: la “contabilità b” del Pp esisteva, sostiene Bárcenas, che ha consegnato ai magistrati documenti cartacei e una chiavetta usb. Il secondo protagonista è il primo ministro Mariano Rajoy, che, secondo le carte di Bárcenas (già parzialmente pubblicate in fotocopia dal País a gennaio e poi in originale dal Mundo), sarebbe stato fino al 2010 uno dei beneficiari dei suddetti fuoribusta. Rajoy ieri ha interrotto il suo mutismo si è limitato a dire che lui, da capo del governo, non può inseguire giorno per giorno i rumors giornalistici e che, in ogni caso, concluderà il suo mandato. Il terzo protagonista, poco più di un comprimario, è il socialista Alfredo Pérez Rubalcaba, che insieme ai leader degli altri partiti di opposizione cerca di trovare una formula politica per indurre il premier alle dimissioni. Il quarto protagonista è “Pedro Jota”, cioè Ramírez, il direttore del Mundo, che sta centellinando gli scoop, pubblicando da ultimo alcuni recenti sms tra i coniugi Bárcenas e Rajoy.
    Tutti e quattro i protagonisti hanno una debolezza.

    La debolezza di Bárcenas è quella di essere un accusatore che siede al banco degli imputati e che si è scoperto detentore di conti multimilionari in Svizzera, un uomo che prima ha negato tutto per poi ribaltare la propria strategia difensiva. La debolezza del premier Rajoy e del Pp tutto, oltre alla forza mediatica di documenti che, veri o falsi che siano, accendono sospetti devastanti sugli ultimi vent’anni, è che se l’ex tesoriere Bárcenas “è un delinquente, è il vostro delinquente”, come ha chiosato velenosamente il socialista Rubalcaba. La debolezza del Psoe è una somma di debolezze: anche i socialisti devono fronteggiare scandali di corruzione e sono minoranza sia in Parlamento sia in ogni sondaggio d’opinione. La debolezza di Pedro Jota è la diffusa consapevolezza che il direttore del Mundo non sia soltanto un giornalista influente, ma anche uno degli attori delle guerre per bande che periodicamente attraversano il Pp, grazie alla sua amicizia con l’ex presidentessa della regione di Madrid, Esperanza Aguirre, antagonista interna di Rajoy. Se ora la sua efficace campagna giornalistica sul caso Bárcenas non può aiutare direttamente la sua beniamina politica (che pure nei sondaggi risulta la più apprezzata), Pedro Jota può quantomeno indebolire Rajoy, dando fiato propagandistico non ai socialisti ma ad altri partiti minori, come ad esempio Unión, Progreso y Democracia. E tanto, per ora, gli può bastare.

    Intanto la Spagna rimane con il fiato sospeso. Ogni parola pronunciata, ogni notizia che emerge, ogni azione tentata è a doppio taglio, ma qualcosa è cambiato. Prima per i popolari, ministri o peones, era proibito pronunciare in pubblico il nome di Bárcenas: negli ultimi giorni è diventato pressoché obbligatorio. Inutile dire che se per qualcuno è un segno di terrore, per altri è una dimostrazione di forza.