That win the best - La rubrica del Foglio sul calcio inglese
Il fair play di Buffon, il cugino di Gerrard e un appello a Severgnini
Perduta è quella terra che confonde il fair play con il moralismo, il gioco duro e leale con l’ammissione di colpa senza onore e sportività. Ieri ho foraggiato i miei sentimenti insulari con un articolo del Corriere della Sera in cui si faceva la morale a Buffon per non essersi costituito istantaneamente quando la famosa palla ha varcato la famosa linea e nessuno ha visto nulla.
Leggi Buffon, Nicchi e il mondo ideale di Matteo Matzuzzi - Leggi In difesa di Buffon (e contro i moralisti a fasi alterne) dal blog Cambi di stagione
Londra. Perduta è quella terra che confonde il fair play con il moralismo, il gioco duro e leale con l’ammissione di colpa senza onore e sportività. Ieri ho foraggiato i miei sentimenti insulari con un articolo del Corriere della Sera in cui si faceva la morale a Buffon per non essersi costituito istantaneamente quando la famosa palla ha varcato la famosa linea e nessuno ha visto nulla. Quella dei poliziotti morali travestiti da paladini del fair play è una visione che, a mio modestissimo giudizio, dovrebbe preoccupare gli italiani più dello spread e del debito pubblico. A quanto mi risulta Buffon nella vita gioca a calcio, non fa il pubblico ministero né il seminarista, dunque il suo business dovrebbe essere quello di vincere le partite. Il filosofo dice all’incirca: “Prima giocare poi moraleggiare”, tutto il resto è un preoccupante tributo all’idolo della coscienza pulita. Come dite? Fowler sbagliò (forse) apposta un rigore che non c’era? Vero. Tanto di cappello, questa rubrica non è fatta per esaltare i cuori di pietra, ma il fair play è tutta un’altra cosa.
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