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Consigli dalla "redaction" della Stampa per rinnovare la Serie A

Jack O'Malley

Il calcio italiano è in difficoltà, è evidente. Se persino Lanfranco Pace, pur di non parlare del Milan, si butta sul Super Bowl, vuol dire che siete alla frutta. Prova ne è il fatto che sono due giorni che i vostri giornali, sportivi e non, della domenica calcistica parlano di un buffetto di Ibrahimovic a un avversario (una notizia solo per l’entità risibile dello schiaffo) e della Juventus che si lamenta per un rigore non dato (che è come se Lusi si lamentasse perché gli hanno scippato il portafoglio con 20 euro dentro).

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Londra. Il calcio italiano è in difficoltà, è evidente. Se persino Lanfranco Pace, pur di non parlare del Milan, si butta sul Super Bowl, vuol dire che siete alla frutta. Prova ne è il fatto che sono due giorni che i vostri giornali, sportivi e non, della domenica calcistica parlano di un buffetto di Ibrahimovic a un avversario (una notizia solo per l’entità risibile dello schiaffo) e della Juventus che si lamenta per un rigore non dato (che è come se Lusi si lamentasse perché gli hanno scippato il portafoglio con 20 euro dentro). Le partite rinviate per qualche centimetro di neve (a Manchester il City ha giocato tranquillamente nelle stesse condizioni), poi, hanno sostituito qualsiasi contenuto calcistico nelle discussioni da bar.

Scopro però che avete la soluzione in casa e non ve ne siete accorti: il suggerimento perfetto l’ho trovato sulla Stampa (l’unico quotidiano italiano con il sito internet più pesante di un film di Bertolucci e più brutto di Tg Com), che ieri ha introdotto in redazione il “Digital Editor”, il “Web Editor” e il “Social Media Editor”. Wow. Il segreto di questa operazione è chiaro: fare le stesse identiche cose ma chiamandole con un nome inglese per estrarle dal loro provincialismo intrinseco. Un po’ come quando negli anni Ottanta, da voi in Italia, si chiamava “coffee” il caffè, che sempre caffè rimaneva. E’ un metodo infallibile, funziona nella finanza e nella moda, perché non nel calcio? Provate a chiamare “manager” gli allenatori, “midfielder” i centrocampisti, “president” i presidenti e – vale per Rai Sport – “cross” i traversoni. Ibrahimovic, ad esempio, ha dato uno slap in the face ad Aronica. Sentite la differenza? Basterebbe che la serie A assumesse un digital editor per cambiare i nomi alle cose e anche l’Italia avrebbe finalmente un football all’altezza dei suoi competitor europei. Forse cambierebbe tutto, forse a quel punto un 4-4 tra Inter e Palermo non sembrerebbe più una partita nel campetto sotto casa con i portieri volanti, ma avrebbe lo stesso fascino di un 3-3 tra Chelsea e Manchester United (a proposito, i rigori che non danno alla Juve li danno tutti ai Red Devils). E se proprio volete lo spettacolo per lo spettacolo, potete sempre guardarvi il Super Bowl, un concerto con molte pubblicità e figuranti che lanciano una palla ovale nelle pause tra un dito medio e un rutto di Clint Eastwood.

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