Checco Zalone resta umile
Checco Zalone ha già pronta per stasera la trasformazione in Michele Misseri, l’autoproclamatosi omicida di Avetrana, il tizio che va in tutte le trasmissioni televisive a dire: “Sono stato io”, e racconta i particolari. C’è qualcosa di più scorretto della parodia di un assassino di quindicenne? Forse la parodia di Roberto Saviano. Forse la frase: “Anche le femmine con le tette piccole devono avere il diritto di voto”.
Mettersi sul divano, seduti scomposti, davanti a Checco Zalone, è tornare a respirare, con la libertà di ridere su tutto, di prendere in giro tutti, senza il dovere di rispetto verso le fasce protette, senza trattare nessuno come un panda: il corpo delle donne, la lotta contro la camorra, l’impegno civile, le minoranze etniche, gli omosessuali, gli assassini, i difetti di pronuncia (Zalone /Nichi Vendola dice spesso “ossimoro” e “sussultare”). Non ridere di alcuni significherebbe escluderli dalla platea della vita, mentre prenderli in giro regala molta più dignità di qualunque inchino o quota rosa (e davvero non si capisce perché Giulia Innocenzi, la giovane aiutante di Michele Santoro, si sia arrabbiata in anticipo per la parodia della valletta gnocca ma intelligente – ma era un’arrabbiatura da cliché, credeva di essere ancora in un mondo berlusconiano, con il dovere dell’indignazione a getto continuo; ha poi ammesso che lo sketch, con valletta con kefiah che intervista nel pubblico due ragazze costrette a emigrare per trovare lavoro, fa ridere: una è bella, allora Zalone si indigna per la fuga di cervelli, l’altra è bruttina e Zalone la guarda disgustato e dice: “Sei costretta ad andare a Londra? Beh, Londra non è male”).
Non c’è rete, carineria, reverenza, nemmeno promozione del proprio disco per i cantanti che vanno ospiti al “Resto umile world show” (infatti molti hanno rifiutato l’invito. Commento di Zalone: “Forse gli davamo poco”): c’è la ridicolizzazione democratica, quella che spetta a tutti e non risparmia neanche le canzoni di beneficenza post catastrofe (che vengono sempre brutte perché si fanno dopo le catastrofi, invece bisogna prepararle prima, come “Maremoto a Porto Cervo”, con Al Bano che canta la disperazione di chi non rimorchia più perché il maremoto ha spazzato via le bellone (“In Sardegna / tornerà la fregna” in bocca ad Al Bano è la rima più indecente immaginabile al mondo). “L’importante è restare umile: se uno fa i soldi e resta umile non li dichiara. In fondo, caro Monti, l’evasione è una forma di timidezza”. Il “Resto umile world show”, stasera su Canale5, non è la risposta al gran varietà di Fiorello (“La risposta a Fiorello è Maria De Filippi”, ha detto Zalone), ma una cosa più semplice e crudele, al profumo di calzone pugliese alla cipolla, con molto sesso, anche, che a questo punto, più che un tabù, è un ricordo.