Un passo avanti
Il Cav. delude il partito del passo indietro, fa di conto e prepara il voto
Intorno a Silvio Berlusconi si muovono un piccolo partito del “passo avanti” e un più articolato e solido partito del “passo indietro”. A metà tra queste spinte, e sopra le parti, si trova il cauto Gianni Letta.
Berlusconi ha visto ieri ad Arcore i figli e Confalonieri. Nel corso del pranzo è maturata una inversione degli schemi che la corte, domenica – secondo resoconti di stampa condizionati dallo spin di quanti lavorano per le dimissioni del Cavaliere – era (quasi) riuscita a imporre al presidente del Consiglio. Niente dimissioni, nessun passo indietro o di lato che favorisca un nuovo governo. Nel pomeriggio il Cavaliere lo ha detto pubblicamente: “Porrò la fiducia in Parlamento sulla lettera della Bce”. Quello che Berlusconi non ha detto è che, anche qualora ottenesse la fiducia, medita comunque – una volta approvate le misure anticrisi – di chiedere lo sciogliemnto delle Camere. “Non riesco a governare contro Tremonti”, ha detto Berlusconi, che poi ha confermato con una telefonata a un convegno: “Il premier deve poter imporre la linea al ministro dell’Economia”. Elezioni, dunque. Un’idea che ieri Confalonieri ha promosso con forza di fronte al Cavaliere e che vede d’accordo anche il ministro per l’Attuazione del programma, Rotondi: “Tra noi e le elezioni non vedrete altri governi”. Intanto Pier Ferdinando Casini osserva e tesse una trama fatta di contatti anche all’interno del gruppo dirigente del Pdl (circolano strane versioni sul passaggio di Gabriella Carlucci nell’Udc). Ma Casini si sta preparando per qualsiasi evenienza, anche per il voto: ha già prenotato gli spazi per dei manifesti elettorali 6x3.
Oggi alla Camera si vota sul rendiconto dello stato. La maggioranza potrebbe non essere più tale già in questa votazione, anche se il Cavaliere affetta ottimismo e Denis Verdini e Fabrizio Cicchitto hanno lavorato tutto il giorno per arrivare almeno a 313 voti. Incombe anche la mozione di sfiducia delle opposizioni, da domani comincerà una dura battaglia sui tempi: il Pdl cercherà di non farsi anticipare da Pd e Udc e arrivare prima al voto di fiducia.