Chiude il Bagaglino, l'ammortizzatore sociale dell'antipolitica
La chiusura di un’istituzione satirica come il Bagaglino genera certo una punta di tristezza e attizza il nostro senso di conservazione sentimentale. Come quando il fruttivendolo sotto casa che abbassa le saracinesche e ricordiamo le volte che siamo andati là a fare la spesa. La coda nostalgica di quell'esperienza, che era un teatro e il suo pubblico, s’avrà tra pochi giorni, il 4 ottobre, nella festa d’addio, dove si raduneranno i protagonisti, gli autori, le figure e le controfigure, i personaggi e le caricature, alcune delle quali – Giulio Andreotti e non solo.
La chiusura di un’istituzione satirica come il Bagaglino genera certo una punta di tristezza e attizza il nostro senso di conservazione sentimentale. Come quando il fruttivendolo sotto casa che abbassa le saracinesche e ricordiamo le volte che siamo andati là a fare la spesa. La coda nostalgica di quell'esperienza, che era un teatro e il suo pubblico, s’avrà tra pochi giorni, il 4 ottobre, nella festa d’addio, dove si raduneranno i protagonisti, gli autori, le figure e le controfigure, i personaggi e le caricature, alcune delle quali – Giulio Andreotti e non solo – hanno portato fortuna alle loro fonti d’ispirazione, umanizzandole a icone pop da sbertucciare con un sorriso cinico e assolutorio. All’italiana, davvero. Ad ogni modo, che sul Bagaglino, il palcoscenico teatrale e televisivo dove si sono cimentati professionisti assoluti dell’intrattenimento – i Gullotta, i Vianello – e fior d’intellettuali travestiti da intrattenitori, come Pippo Franco, cali il sipario del pensionamento, sta nel corso naturale delle cose.
I quarantenni degli anni Ottanta adesso hanno vent’anni e passa di più, sono invecchiati, e il Bagaglino con loro avverte il peso degli anni come un’immagine che ha scelto testardamente di restare fedele a se stessa, ritoccandosi le rughe senza mai cambiare d’abito. Darlo in pasto all’immaginario di un ventenne, imbottito di Sora Cesira, Youtube, network di satira social e pornopolitica che denuda intimità e segretezze, produce l’effetto straniante di una visione vintage di Alvaro Vitali e infermiere monelle. Come i cicli politici, anche quelli satirici hanno una fine, misurata con la capacità di offrire gli strumenti per ridere del potere e per ragionarci attorno. Il Bagaglino era l’equivalente satirico del campionato di calcio, un ammortizzatore sociale del sentimento antipolitico. Era satira potente, un luogo in cui i politici si recavano per avere investitura di popolarità nella fornace dell’avanspettacolo. Oggi forse serve l’opposto, che la politica si sgrassi della sua controfigura carnascialesca. Il Bagaglino ha fatto un’epoca e ha fatto il suo tempo. E viene da aggiungere, meno male.