Money League / 30
Così Napoli e Manchester City sono riuscite a ritornare grandi
"Voglio fare qui quello che Maradona ha fatto al Napoli", ha detto Sergio Aguero in vista della sfida tra Manchester City e i partenopei. Gli inglesi tornano in Champions dopo 43 anni, gli azzurri dopo 21. Simili i colori, le bacheche e anche l’astinenza dai grandi palcoscenici internazionali, ma il City non ha mai avuto un Maradona e il Napoli un maledetto United che ti sbatte in faccia un trofeo dietro l’altro.
Forse è anche per questo che i nuovi padroni dei Citizens hanno speso nelle ultime cinque stagioni 657.585.000 milioni di euro, con un passivo di 524.610.000 (fonte transfermarkt.de). Tutto è iniziato nel giugno del 2007 quando il City fu acquistato dalla UK Sport Investments, controllata dall’ex primo ministro thailandese, poi processato per corruzione, Thaksin Shinawatra. Per fortuna degli Sky Blues l’1 settembre 2008, a causa delle vicende giudiziarie di quest’ultimo, il club è stato comprato dall’Abu Dhabi United Group for Development and Investment del principe Mansur bin Zayd Al Nahyan.
I soldi spesi (spesso male) non giustificano l’FA Cup vinta pochi mesi fa con Mancini in panchina, ma sono serviti, soprattutto, per recuperare un gap, altrimenti incolmabile, con le altre grandi del calcio inglese. Solo quest’estate sono stati investiti più di 92 milioni di euro, 45 per Aguero e 27,5 per Nasri, risultando il club che ha speso di più in Europa, davanti al PSG e alla Juventus. Senza contare i 13 milioni per Rolando Bianchi o i 43 per Robinho, 29 per Adebayor, 21,2 per Santa Cruz e 29,5 per Balotelli (se non gioca sono proprio buttati). Oppure lo stipendio di Yaya Touré, 10 milioni l’anno (costato 30), secondo solo a Cristiano Ronaldo e Messi.
Maradona costò al Napoli 13 miliardi di vecchie lire, Aguero, convertitore alla mano, più di 87. Ma, in verità, Diego sta al Napoli come Tony Book al City, leggendario capitano a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, quando gli Sky Blues vincevano e lo United non era poi così maledetto. De Laurentiis andrà a cena con lo sceicco, vuole organizzare un triangolare durante le vacanze natalizie tra Abu Dhabi e Dubai, assaporando la sensazione di sedersi per la prima volta al tavolo dei grandi. Per arrivarci ha speso poco più di un terzo del principe Mansur, ma non se ne faccia un vanto, è solo la distanza che c’è tra la ricchezza del football inglese e quella del calcio italiano. Il campo ci dirà se sono solo valori finanziari.