Liliane Bettencourt

Sarkozy resta impigliato nel caso Bettencourt, tutt'un affare di donne

Paola Peduzzi

Con i libri Nicolas Sarkozy non è fortunato, con le donne, poi, qualche delizia e tante croci. Oggi esce in Francia un saggio che tira in ballo il presidente francese – il titolo non è niente male: “Sarko m’a tuer”, Sarkozy mi ha ucciso, che riprende la scritta col sangue “Omar m’a tuer” trovata vicino a un cadavere in Costa azzurra negli anni Novanta, un caso di cronaca molto famoso in Francia, tanto che l’espressione errata è diventata ormai cultura popolare – e lui non è riuscito a censurarlo, ritardarlo, annientarlo come già fece con quell’altro libriccino, quello su Cécilia, mezza fiction e tanta verità sulla fine del matrimonio con la seconda moglie, che fu un caso editorial-politico all’inizio della presidenza di Sarkozy. Oggi l’amore per la signora alta, altezzosa ed estremamente volubile (al presidente le donne piacciono così, Carlà è la versione più bella e più giovane di Cécilia) non c’entra più niente, quel memorabile sms “Se torni annullo tutto”, riferito al matrimonio con Carlà, fa sospirare soltanto i nostalgici, eppure c’è sempre una donna a tormentare l’inquilino dell’Eliseo.

 

E’ ricchissima e anzianissima, forse è anche via di testa, certo è stata fregata da tutti quelli che le sono girati intorno, ma quel che sembrava una triste storia di avvoltoi attorno a una preda facile e succulenta sta diventando un guaio per il presidente. La signora è Liliane Bettencourt, erede dell’impero L’Oréal e moglie di un grande finanziatore della politica francese che ha diligentemente seguito le pratiche del marito una volta rimasta vedova. Gli intrecci si sono fatti complessi, alcuni uomini di Sarkozy si sono già defilati per non mettere troppo in difficoltà il loro capo. Secondo i due autori di “Sarko m’a tuer”, Gérard Davet e Fabrice Lhomme, giornalisti del Monde, il presidente sarebbe implicato nell’affare personalmente: un’infermiera di casa Bettencourt ha dichiarato di aver visto Sarkozy prendere soldi in contanti dalla signora durante la campagna elettorale del 2007 che lo avrebbe portato all’Eliseo. La testimonianza è stata fatta a Isabelle Prévost-Desprez, magistrato che ha operato a lungo in quell’Hauts-de-Seine che è il cuore del sistema Sarkozy e che oggi sostiene di essere stata ostacolata in ogni modo, di essere stata rimossa dal caso, così come dice di non aver mai visto testimoni così impauriti come quelli che sono stati chiamati per avere informazioni sull’andirivieni dei politici conservatori a casa Bettencourt. Isabelle, capelli corti e sguardo deciso, si è conquistata ieri la prima pagina di Libération – “La juge qui accuse Sarkozy” – con inevitabile editoriale sul rapporto logorato tra il presidente e i giudici, sugli affari loschi di soldi, conflitti di interessi e pressioni e sulle carriere stroncate ai detrattori di Sarkozy (poi dice che certe cose accadono soltanto in Italia). L’Eliseo, per bocca di Valérie Pécresse, portavoce del governo da pochi mesi, ha smentito categoricamente, ha detto che si tratta più o meno di menzogne, scandali buoni per far promozione a libri e giornali. Poi anche l’infermiera, intervistata da Marianne, ha smentito: mai visto nulla, mai sentito nulla. Intimidazioni? Isabelle Prévost-Desprez sostiene di sì, la leader dei socialisti Martine Aubry ha chiesto di aprire un’inchiesta (ogni scusa è buona per togliere l’attenzione dal rientro, annunciato a giorni, di Dominique Strauss-Kahn). Si va a votare l’anno prossimo, non ci sarà tregua alcuna, è il momento dei dossieraggi, degli sgambetti, delle vendette anche, dopo tutto quel che s’è dovuto subire in casa socialista.

 

E le donne sono lì, in prima fila: vittime, presunte vittime, agitatrici, spose, ex mogli, ex compagne, palliste croniche. Nulla a che vedere con quegli anni tetri in cui si spettegolava sulle vite private dei politici francesi immaginando chissà che senza mai una conferma, un’indiscrezione, un indizio cui appendere cotante fantasie di soldi e di sesso. Nessuno sa dire quando e come è successo, ma ora le donne e i loro segreti sono al centro della scena. E François Hollande, scaltro candidato socialista alle presidenziali che vuole vendersi – chissà se ce la farà – come l’uomo normale, no bling bling né fregole da scimpanzé, l’altro giorno ha baciato affettuosamente in pubblico l’ex compagna Ségolène Royal e l’ex amica Aubry, entrambe rivali nella corsa all’Eliseo. Meglio tenerle e tenersele buone, tutte queste donne, con le loro verità e le loro tante bugie.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi