Le scene fantozziane che hanno permesso a Pechino di battere Hollywood
A Pechino e Shanghai nessun problema di cinema chiusi, almeno in questa estate di grazia 2011, che vede trionfare il blockbuster annunciato “Fondazione di un partito” (in lingua originale “Jian Dang Wei Ye”), dove il partito naturalmente è quello Popolare cinese, di cui quest’anno ricorre il novantesimo anniversario. Il film, con un cast di 178 attori – tra cui nomi noti anche in occidente come John Woo, regista tra gli altri di “Face Off” e “Mission Impossible 2”, e qui invece attore – è il secondo capitolo di una saga iniziata nel 2009 con un altro cinepanettone alla cantonese.
Grande successo per un prodotto che secondo Variety rappresenta un nuovo trend cinese: pellicole sempre di propaganda (ancora utile in un momento in cui le scosse sociali proseguono), aggiornate però alla nuova identità semicapitalista cinese, e insieme puntano dirette al botteghino. Del resto “Cinacittà” ormai vale 1,5 miliardi di dollari l’anno, secondo le stime del governo nel 2015 supererà anche la Bollywood indiana. Certo, le regole del box office qui aiutano. Per assicurare la giusta accoglienza a “Fondazione di un partito”, il governo ha bloccato l’uscita di due colossal stranieri come l’ultimo Harry Potter e “Transformers 3”: le due pellicole americane sono state fermate alla frontiera e riammesse nei cinema solo all’inizio di agosto. Una mano l’ha data anche lo stesso partito, che secondo il Guardian ha comprato 100 mila biglietti per andare a vedere se stesso sul silver screen.
Il governo farebbe dumping anche sui prezzi: secondo alcuni blog, il biglietto per vedere un’altra pellicola nemica del popolo, “Kung Fu Panda 2”, è di 15-25 yuan, mentre per vedere le gesta di Mao Tse Tung è di almeno 30 yuan; ma il ministero dell’Educazione paga per l’80 per cento dei suoi dipendenti, oltre a intruppare gli studenti delle elementari e delle medie a vederlo, forse con fantozziano “dibattito” finale. Del resto, come si conviene a un’economia pianificata, il successo commerciale è una variabile indipendente: la commissione governativa per radio cinema e tv aveva fissato un risultato di “almeno un miliardo di yuan”, cioè circa 154 milioni di dollari, e clamorosamente nelle prime tre settimane il film ha incassato proprio 150 milioni.