Caro Vasco, ti spiego perché un vero drogofilo non può essere anti cattolico
Caro Vasco, a me piacciono le droghe più di quanto piacciono a te, o almeno credo (qualora mi sbagliassi questo giornale sarà lieto di ospitare la tua precisazione). La mia drogofilia viene da lontano e ovviamente, letterato marcio qual sono, ha origini libresche. Lessi “Le confessioni di un mangiatore d’oppio” di Thomas de Quincey e in seguito grazie a un’amica di Potenza riuscii a procurarmi alcune palline di produzione materana: fantastiche!
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E adesso? Adesso mi è passata la fantasia e se alle feste mi passano una canna faccio un tiro solo per buona educazione. Ultimamente preferisco droghe legali tipo lambrusco di Sorbara, gin tonic, melissa, tiglio, pesto di cavallo, cozze crude, se non altro perché mi annoio facilmente, non riesco ad appassionarmi allo stesso vizio per anni e anni di fila, nella vita bisogna rinnovarsi: non sei d’accordo? E poi, parlando di cannabis, non ho mai avuto l’impressione che mi rendesse più intelligente: tu sì?
Cocaina niente, ho pure verificato che gli effetti afrodisiaci sono una panzana e se qualche ragazza perde la testa è perché l’aveva perduta prima, come quelle che si ubriacano con la Coca-Cola, beate loro. Se dovessi cadere gravemente ammalato chiederei la morfina e auspico che lo smemorante alcaloide sia distribuito con maggiore liberalità a chi giace in un letto d’ospedale. Perciò la penso esattamente come la chiesa: “L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità”. Lo sapevi che dentro il catechismo ci sono queste parole? Forse dovresti dargli un’occhiata, fra un clippino e l’altro. Mi ero dimenticato di dirti che sono un cattolico praticante ma sta’ tranquillo, non cambia le cose: drogofilo ero e drogofilo resto. Non sono mica protestante, sono cattolico, tutto il contrario di quegli americani che si convertono e diventano astemi, gli insopportabili, puritani “Born Again”.
Gesù beveva! E fra i suoi amici c’erano parecchi beoni! Gente come noi, Vasco, che se allora ci fosse stato un Roxy Bar si sarebbero piazzati lì a scolarsi un whisky dietro l’altro, con molto ghiaccio. Nel Vangelo che scandaglio da una vita (almeno dai tempi del Number One) non ho mai trovato un versetto contrario alla droga. Esiste il “Non uccidere”, certo, comandamento che però possono citare sia i proibizionisti che gli antiproibizionisti tra le cui file ci sei tu e ci sono io. Sì, Vasco, anch’io penso che la pericolosità delle droghe sia in gran parte dovuta alla loro illegalità.
Poi però su Facebook vedo che te la prendi continuamente con Carlo Giovanardi, mio fratello nella fede, un idealista come in politica ce ne sono pochi, un uomo che stimo anche se di gusti musicali senz’altro diversi dai nostri. Lo ridicolizzi definendolo “indomabile moralizzatore”. Lo schernisci per le sue campagne, secondo me perdenti prima che sbagliate, in favore della virtù. Quando noto che la tua pagina conta 2.455.000 seguaci e la sua solo 73 cominciano a venirmi dei dubbi: non sarà che siamo noi i conformisti, i pecoroni? Forse oggi De Quincey e Baudelaire starebbero con lui.
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