Perché la Coppa America è così noiosa?
La pessima figura delle squadre latino-americane agli ultimi mondiali, la parabola del River Plate, squadra leggenda del calcio argentino, che è finito per la prima volta in serie B dopo 110 di storia e trentatré scudetti, la Copa América che sta facendo sbadigliare… Lo ripetono in tanti: il calcio latino-americano non è più come una volta. Paradossalmente, dopo decenni in cui il fútbol era quasi l’unica cosa a livelli di eccellenza in una regione sottosviluppata, è entrato in crisi proprio nel momento di un boom economico di notevoli proporzioni.
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Come ricorda América Economia, il disastro del River Plate non è un caso isolato. Anche in Cile ci sono stati i fallimenti del Colo-Colo e dell’Universidad de Chile; in Colombia diversi club hanno avuto problemi finanziari e amministrativi; in Perù nel 2010 metà dei club di Prima Divisione si è dovuto dichiarare in crisi. Il primo problema indicato è appunto nella mancanza di un management professionale. I dirigenti avrebbero un approccio dilettantistico, da cui la sistematica attitudine a farsi fregare quando trattano con professionisti su questioni come i diritti televisivi, gli sponsor o la pubblicità.
Da ciò deriva un secondo problema: le finanze dei club non dipendono in primo luogo dai diritti televisivi come avviene ormai in tutta Europa, ma dalla vendita di calciatori. Un’osservazione particolarmente interessante, proprio perché da noi è diventato quasi un luogo comune ripetere che i diritti tv "stanno uccidendo il calcio": calendari lunghissimi, orari assurdi, misure di controllo che fanno sparire gli spettatori dagli spalti e concentrano il potere calcistico nei club più danarosi.
Eppure, secondo Amèrica Economia, non aver fatto questo passo ha esposto i club latino-americani a un destino peggiore. I giocatori migliori vanno infatti regolarmente in Europa, depauperando i vivai in modo irreparabile. Gli analisti latino-americani ripetono orgogliosi che la novità dell’attuale boom economico regionale è che per la prima avviene appunto in concomitanza con la recessione di nord America e Europa. Verissimo: è stata la domanda cinese a pompare l’export. Ma questa domanda non si estende ancora ai talenti pallonari. D’altra parte, neanche il marchandising e la pubblicità rendono in modo adeguato. E così i club si indebitano sempre più.
A peggiorare la situazione c'è il fatto che i club sportivi latino-americani non sono istituiti come società a fini di lucro. E' facile ricordare tutte le polemiche sul decreto Veltroni che nel 1996 ha consentito alle società sportive il fine di lucro: a questa normativa erano stati imputati i fallimenti a catena che hanno costretto squadre gloriose a ripartire dalle serie minori, quando non a sparire completamente. Ma a quanto pare, anche il restare senza fine di lucro può creare problemi analoghi.
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