Il fondatore della musica pirata si ricrede: c’è un futuro per le major
Sean Parker, colui che con Napster ha assassinato dieci anni fa l’industria discografica, si è pentito e adesso vuole salvare le major. Naturalmente facendo soldi. Intervistato dal Financial Times a margine di un incontro dell’EG8 di Parigi – il summit internettiano voluto fortemente da Sarkozy –, Parker racconta che “l’industria discografica ha ormai raggiunto il suo punto più basso, e non c’è settore di mercato che abbia subito una distruzione di valore così ampia negli ultimi dieci anni”.
L’unico modo di tornare a far soldi con le note è stato iTunes, quello inventato dalla Apple di Steve Jobs. Ma secondo Parker quello di scaricare a pagamento canzoni poi trasferibili su tutta la galassia mobile (cellulari, iPad, iPod e computer) non è la risposta.
Il futuro è altrove: è nel passato. Parker qualche mese fa ha tentato di entrare nella cordata che ha rilevato (per 3,3 miliardi di dollari) Warner Music (l’etichetta di Madonna, ma anche di Phil Collins e dei Red Hot Chili Peppers). Perché, dice, “d’ora in avanti il catalogo è tutto”, e il futuro non è iTunes ma Spotify, l’azienda britannica fondata nel 2006 che permette di ascoltare gratuitamente un catalogo infinito di canzoni, intervallate da interruzioni pubblicitarie, oppure senza pubblicità ma a pagamento (e pagando si può anche trasferire la musica su iPod e dispositivi mobili). Con Spotify (in cui ha investito 15 milioni di dollari tramite la sua holding Founders Fund) adesso Parker dice di voler “terminare il lavoro fatto con Napster”, e cambiare un’altra volta il sistema. Questa volta grazie ai social network.
Secondo la rivista Forbes, entro 15 giorni gli utenti di Facebook potrebbero ritrovarsi l’icona di Spotify sul proprio wall e accedere così alla libreria di 10 milioni di titoli musicali gratuiti. Da ascoltare da soli o in simultanea con gli amici. Il servizio dovrebbe chiamarsi Facebook Music o Spotify on Facebook e sarà attivo in tutti i paesi in cui è presente Spotify (Finlandia, Francia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Gran Bretagna). Con questo sistema Facebook potrebbe spazzare via dal mercato altri siti musicarelli come MySpace e Ping, e infliggere un colpo a You Tube. E per Parker si tratterebbe dell’ennesima nemesi, anche finanziaria.
“Un milione di dollari non è cool, un miliardo è cool” dice il suo personaggio, interpretato da Justin Timberlake, nel film tormentone “The Social Network”, che ha raccontato la saga di Facebook e ha fissato definitivamente Parker nell’immaginario collettivo come genio e sregolatezza (a 14 anni fu arrestato per aver hackerato un sito dell’università, a 19 inventò Napster, nel 2004 diventò azionista e presidente di Facebook, nel 2005 finì in galera per cocaina), avido di denaro e poco incline ai sentimenti. Al Ft adesso dice che il film è una “caricatura, maligna e falsa”. Ma il 22 ottobre scorso al summit dedicato all’hi-tech del Daily Beast, ha spiegato con parole sue il funzionamento di Spotify: “Noi vi diamo gratis tutta la musica che volete. Ma solo sul vostro pc. E quando vi sarete assuefatti, e la vorrete sentire sull’iPod, dovrete pagare. Questa è la soluzione. E a quel punto, we’ve got you by the balls, vi teniamo per le palle”.