Il dramma di Fukushima non è finito, ma i giapponesi vogliono vivere

Giulia Pompili

Se la goruden wiku appena trascorsa in Giappone avesse avuto una colonna sonora, quest'anno sarebbe stata “Forbidden colors” di Ryuichi Sakamoto. La “settimana d'oro” dei giapponesi, il lungo ponte durante il quale uffici, negozi e scuole vengono chiusi per celebrare quattro festività nazionali, quest'anno portava con sé tutto il dramma e la sacralità della musica del compositore giapponese.

    Se la goruden wiku appena trascorsa in Giappone avesse avuto una colonna sonora, quest'anno sarebbe stata “Forbidden colors” di Ryuichi Sakamoto. La “settimana d'oro” dei giapponesi, il lungo ponte durante il quale uffici, negozi e scuole vengono chiusi per celebrare quattro festività nazionali, quest'anno portava con sé tutto il dramma e la sacralità della musica del compositore giapponese. Secondo le ultime stime del governo, a poco più di due mesi dal sisma dell'11 marzo, le vittime accertate sarebbero 14.949 e diecimila i dispersi, 120.000 i senzatetto e 95.000 gli edifici distrutti. Il dramma invisibile della catastrofe di Fukushima – di ieri la notizia che le cose stanno andando peggio del previsto, con una parziale fusione delle barre di combustibile nucleare – non ha fermato il desiderio di rinascita del popolo giapponese, secondo l'insegnamento di Yamamoto Tsunetomo: “Il maestro Ittei diceva spesso: ‘Per fare il bene, in poche parole, occorre sopportare la sofferenza'. Non accettare la sofferenza è male. E' un principio che non conosce eccezioni” (“Hagakure”).
    Il sindaco di Tokyo, Shintaro Ishihara, aveva chiesto ai suoi cittadini di evitare le celebrazioni dell'hanami, la festa dei ciliegi in fiore, anche per una questione di economia energetica.

    I picnic all'ombra dei sakura si svolgono soprattutto di sera, e Tokyo sta affrontando in questo periodo dei black out programmati e la riduzione dell'erogazione di elettricità. Ma per i giapponesi l'hanami è la riconciliazione con la natura, una festa che ha origine con il cinquantaduesimo imperatore Saga (809-823) e che richiama migliaia di persone nei parchi per osservare il sakura fiorire bevendo sake. E' l'Agenzia meteorologica giapponese, ogni anno, a rendere noti i giorni in cui fiorirà il ciliegio, simbolo della vita che inizia di nuovo. Nessun giapponese ha rinunciato alla festa, fatta eccezione per chi viveva intorno alla zona rossa di Fukushima, quella più contaminata dalle radiazioni nucleari, e nelle aree devastate dallo tsunami, dove i ciliegi non ci sono più.
    L'hanami prelude di pochi giorni la goruden wiku. “La settimana dorata” è un lungo ponte di festa (una legge giapponese impone che un giorno feriale tra due festività debba essere festivo), durante la quale si celebra, tra l'altro, il compleanno di Hiroito, l'ultimo imperatore giapponese a essere di natura divina. Poi c'è la festa della Costituzione, la festa del lavoro e quella dei bambini, in giapponese kodomo no hi. Anche in quest'anno di disgrazie nel giorno dedicato ai più piccoli i giapponesi hanno esposto koinobori di plastica, carpe che rappresentano forza e purezza, le bambole di Kintaro, il samurai coraggioso, e hanno mangiato kashiwa mochi, dolcetti di riso ripieni di crema ai fagioli.

    Per il Japan Times le pallette di riso (gli onigiri) sono tra i simboli positivi di questo terremoto: per strada, nei centri di evacuazione, nelle tendopoli, ovunque si vedono operosi volontari impastare il riso per gli sfollati: “Gli onigiri sono semplici e familiari, parlano direttamente al cuore di chi li mangia e di chi li prepara”. Otagai-sama, un concetto che racchiude solidarietà e compassione insieme, è sentito anche dall'esercito di studenti che hanno trascorso le vacanze della goruden wiku come volontari nelle zone terremotate. In caduta, invece, il turismo dall'estero: il ventisei per cento in meno rispetto al 2010.

    Quest'anno, durante la prima goruden wiku dopo il terremoto, anche i lottatori di Sumo si sono dati da fare: hanno partecipato a tutti gli eventi benefici, cucinato nelle tendopoli, raccolto coperte e soldi. Dopo uno scandalo di partite truccate e scommesse clandestine, a fine febbraio la Japan Sumo Association aveva deciso di annullare tutte le competizioni in corso, compreso il grande Torneo di primavera. Nella settimana di festa appena trascorsa, invece, un torneo c'è stato: al Ryogoku Kokugikan, la più grande arena di Sumo a Tokyo, è stato organizzato un evento eccezionale, ma in totale austerità. I diecimila biglietti sono stati assegnati gratuitamente, è stato vietato l'ingresso ai tifosi con cellulari, le luci sono state dimezzate. Un evento “di riabilitazione”, lo ha chiamato la stampa nipponica, per ritrovare la disciplina, la rettitudine e l'onore dei rikishi dopo gli scandali e il terremoto. Non c'è riabilitazione, invece, ma soltanto il desiderio di proseguire una tradizione che va avanti da 107 anni, al Taikai di Kyoto. Una volta all'anno, durante la goruden wiku, centinaia di maestri di Kendo, Iaido, Naginata, Jodo, dal sesto dan in su, si danno appuntamento al tempio Butokuden per dare un saggio della loro pratica, nel religioso silenzio di chi guarda. Imperatore compreso.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.