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Connessioni miliardarie

Gates compra Skype per far alleare industria e Web

Michele Masneri

La notizia non è che Microsoft ha acquistato Skype, né che la società di telefonia via Internet passa di mano per la quarta volta in sei anni. La notizia è semmai che il gruppo di Bill Gates per accaparrarsi Skype pagherà 8,5 miliardi di dollari, 32 volte gli utili della società che consente di telefonare gratis grazie al Voip.

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La notizia non è che Microsoft ha acquistato Skype, né che la società di telefonia via Internet passa di mano per la quarta volta in sei anni. La notizia è semmai che il gruppo di Bill Gates per accaparrarsi Skype pagherà 8,5 miliardi di dollari, 32 volte gli utili della società che consente di telefonare gratis grazie al Voip, il Voice Over Internet Protocol, che scompone la voce in bit, la fa passare per la rete e poi la ricompone nel computer (o nel telefono) del destinatario.

Un’idea rivoluzionaria e apprezzatissima in tutto il mondo, utilizzata da 170 milioni di utenti che nel 2010 hanno conversato per 207 miliardi di minuti, a voce ma soprattutto in video, perché un’altra caratteristica di Skype è che permette di “videochattare” gratis, con una qualità audio e video superiore per esempio al Messenger della stessa Microsoft.

Come tante icone tecnologiche dei nostri anni però (da eBay a Facebook) anche da Skype nessuno è riuscito finora a fare i soldi veri. La società è sorta nel 2002 e da allora è passata prima al colosso delle aste online eBay, che nel 2005 l’ha pagata 2,6 miliardi di dollari, vagheggiando integrazioni col suo sistema di vendite online che non ci sono mai state, per poi rivendere la società a un pool di fondi nel 2009. Poi altri passaggi e infine ora Microsoft: e si vedrà se la società di Redmond riuscirà a far fruttare qualche dollaro dalle telefonate gratis di Skype. La società di tlc ha chiuso anche l’ultimo bilancio in rosso, con perdite nette per 7 milioni di dollari nel 2010, ma questo sembra non raffreddare la febbre hi-tech che ha contagiato Wall Street (che ieri ha accolto positivamente anche questa intesa). Certo, Microsoft pensa a integrazioni geniali con i suoi prodotti.

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Le scuole di pensiero sono molteplici: la prima ritiene che Microsoft punti a integrare Skype con i suoi servizi di chiamate e videochiamate online, tradizionalmente non all’altezza dei concorrenti; la seconda vuole che la vera integrazione sarà sui cellulari con il suo Windows Phone 7 (in competizione con Google Android e iPhone dell’Apple), che così diventerebbe lo standard di riferimento; la terza ipotesi, infine, è quella che punta sulla diffusione dei servizi di conference call nei ricchi pacchetti da ufficio. Ma oltre a sbaragliare Google e Apple c’è poi il dato umano, che vorrebbe Bill Gates deciso a tornare protagonista dell’innovazione, stufo di essere oscurato da una figura come quella di Steve Jobs, e sbertucciato anche ultimamente dalla biografia scritta dal suo ex socio Paul Allen che nel libro “Idea Man” uscito ad aprile dipinge Gates come un affarista ben poco creativo.

Quale che sia la verità, bisognerà vedere adesso se Microsoft
riuscirà a far fruttare Skype; ma è un discorso che non riguarda solo il matrimonio di ieri, perché dopo anni di calma piatta a Wall Street è tornata la febbre da dot-com: il 4 maggio c’è stato il collocamento di RenRen, il social network più utilizzato dai cinesi, che ha visto il titolo salire del 70 per cento il primo giorno di contrattazioni, per una capitalizzazione di 3,8 miliardi di dollari (a fronte di un fatturato di soli 76 milioni annui, e di prospettive di crescita tutte da vedere). E il 19 maggio prossimo si collocherà al Nyse anche LinkedIn, altro social network ma riservato ai professionisti, con gli analisti che stanno rivedendo al rialzo le stime di giorno in giorno e parlano ora di un’operazione del valore di quasi 300 milioni di dollari. Tutto in attesa poi della vera madre delle quotazioni: quella di Facebook, che nel 2012 potrebbe fruttare circa 25 miliardi di dollari, ma c’è chi arriva a prevederne 70.

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Alcuni analisti assicurano che la società di Mark Zuckerberg produrrà quest’anno ricavi per 4,05 miliardi miliardi, più del doppio dell’anno scorso. E c’è chi prevede un utile di 2 miliardi. Ma la società non è quotata, e le cifre che si rincorrono sono virtuali. I pessimisti sostengono che la nuova febbre internettiana di Wall Street potrebbe essere in buona parte il prodotto del wishful thinking di chi non è riuscito a salire in tempo sette anni fa sul carro di Google (collocato a 85 dollari, considerato caro, oggi ne vale 620) e affini. E considerando anche la decisione della Fed di tenere il costo del denaro ancora vicino allo zero, c’è chi scommette che la nuvola della bolla speculativa si stia avvicinando pericolosamente a Wall Street.

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