Atei papisti e devoti
La religione cristiana è in grande spolvero, come sempre. La chiesa cattolica è malaticcia, nomina “you cat” il catechismo per bambini, sbaglia traduzione sui profilattici e molte altre cose, ma un suo figlio romano di Monteverde, Nanni Moretti, è riuscito a commuoverla in un film che ancora non ho visto, e correrò a vedere.
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Franco Cassano, a proposito dell’eminenza della religione nel paesaggio contemporaneo, è un sociologo che scrive bene, animale raro. Nel suo pamphlet sull’umiltà del male, presentato da Alessandra Sardoni in una pagina fogliante della settimana scorsa, prende di petto senza reverenze la “leggenda del grande inquisitore”, quel capitolo dei “Fratelli Karamazov” di Födor Dostoevskij in cui un Cardinale gesuita di Siviglia arresta Gesù tornato tra gli uomini e gli impartisce una lezione appassionata e tragica di umiltà del male e di teologia della storia e nella storia, spiegandogli che il suo aristocratismo etico, la sua bontà naturale e santa, non riesce fare i conti, come riesce invece e bene alla sua chiesa gerarchica, con la natura radicale del peccato umano. Cassano, con molti caveat comprensibili per uno studioso di sinistra, vuole trasmettere un’idea semplice, e culturale prima che solo politica, ai neopuritani che oggi guidano la scalcagnata armata in guerra con l’Italia di Berlusconi: le minoranze etiche sono un requisito indispensabile per la buona vita e la salute di una Repubblica, ma solo quando capiscano, senza boria e senza jattanza, i bisogni umili delle maggioranze relativamente indifferenti, di coloro che non sono tra gli eletti, che per insicurezza chiedono protezione e sogno, magari anche rivolgendosi ad agenti del male, e che praticano la tutela del proprio interesse legittimo nelle forme e nei modi possibili alla creatura umana sofferente. Non ho ancora finito di leggere il pamphlet, al quale vorremmo dedicare nei prossimi giorni una lunga conversazione a più voci, e mi pare che Cassano non abbia svolto, limitandosi a menzionarlo, il tema decisivo, musicale, del bacio. Gesù infatti, al termine della requisitoria del Grande Inquisitore, non gli risponde altrimenti che con il silenzio e appunto con un bacio. Ecco, non c’è probità intellettuale e autonomia dello spirito di derivazione illuminista che tenga, non c’è etica laica capace di sostituire, alla fine, la soluzione più geniale inventata dagli uomini per stare dentro e fuori il male, dentro e fuori il peccato, in mutande ma vivi e nella vita, cercando non la purezza in terra ma la speranza della salvezza eterna: la carità, o amore. La religione cristiana in gran spolvero, come metafora devota, anche per gli atei, dell’esistenza reale, come religione liberale kantiana. Dedicata a quelli che non tirano tardi solo per leggere le tesi di Kant sul male radicale. E se ne impipano dei narcisisti etici. Appunto.