Non solo canzonette
Qui nelle caverne della struttura Delta di cui racconta ogni giorno Repubblica, impegnati a ordire complotti per propiziare atti sediziosi e mettere a punto la controffensiva violenta (op.cit.), era colpevolmente mancato il tempo per sabotare il Festival di Sanremo. Abbiamo sottovalutato la forza eversiva e il valore civile del televoto (io in realtà ho provato a oppormi, mandando sms per Giusy Ferreri e comprando la canzone su iTunes, ma non è bastato).
“C’è qualcosa, nel successo strappato a Sanremo dalla canzone di Vecchioni, che intrecciandosi con altri episodi recenti ci consente di vedere con una certa chiarezza lo stato d’animo di tanti italiani: qualcosa che rivela una stanchezza diffusa nei confronti del regime che Berlusconi ha instaurato 17 anni fa, quando pretese di rappresentare la parte ottimista, fiduciosa del paese”. Per chi ama le canzonette ma fino a oggi doveva fingere di non guardare il Festival perché sottraeva tempo alla “Critica della ragion pura” e anzi era il segno di rozzezza intellettuale, di regime, di berlusconismo strisciante e di distanza dalla Mitteleuropa, questa è davvero una rinascita, ed è bello non doversi più vergognare: mi sento a questo punto libera di confessare di avere votato, invano, ma è il bello della democrazia, anche per Luca Barbarossa e Raquel del Rosario. Il prossimo passo sarà la magnificazione di Miss Italia e di Centovetrine, poi del pomeriggio di Barbara D’Urso, ma intanto, per festeggiare la nuova egemonia culturale, vorrei dire che questa non era esattamente la migliore canzone di Roberto Vecchioni (il quale ha dichiarato a Domenica In di avere fatto sempre scelte piuttosto intellettuali, infatti mi ricordo un Festivalbar vinto da lui con “Voglio una donna”, in cui cantava: “Prendila te quella col cervello, che si innamori di te quella che fa carriera, quella col pisello e la bandiera nera, la cantatrice calva e la barricadera, che non c’è mai la sera”). Meglio “Luci a San Siro”, “Samarcanda”, “L’ultimo spettacolo”, “Piccolo amore”, “La mia ragazza”, “Ninni”, “Mi manchi”, “Milady”, “Per amore mio”, “Blumùn”, “Stranamore”, “Velasquez”. Se, per dirla sempre con Vecchioni, vogliamo giocarci il cielo a canzonette, bisogna studiare di più, e fare tardi ma non per leggere Kant.