Perché gli studenti protestano contro la riforma Gelmini
La riluttanza di parte degli studenti universitari alla possibile entrata in vigore del ddl Gemini, in discussione alla Camera, ha assunto oggi tratti violenti. In molti atenei italiani sono in corso occupazioni e cortei a cui partecipano ricercatori, universitari e liceali. Lo slogan più gridato è “dimissioni, dimissioni”. A Roma, dopo il corteo che ha bloccato le strade del centro, un gruppo di studenti è entrato oltre il portone di palazzo Madama tirando uova e battendo i pugni contro le vetrate.
A Torino la contestazione è iniziata ieri sul tetto di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, ed è proseguita con cortei, assemblee in atrio e picchetti per bloccare lo svolgimento regolare delle lezioni e l’ingresso del personale docente e tecnico-amministrativo. Al momento è impossibile entrare nelle aule e nelle biblioteche dell’ateneo torinese. “Questa legge distrugge l’università come servizio pubblico, come bene pubblico – dice al Foglio.it Luca Spadon, responsabile a Torino della lista Studenti Indipendenti e tra i registi dell’occupazione – invece di investire sulla formazione si preferisce lasciare il campo ai privati”. Sulle prossime tappe della protesta aggiunge: “Noi non ce ne andiamo finchè il ddl non verrà ritirato”.
Mattia Sogaro della lista Clds, presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, dice al Foglio. it: “La situazione è molto confusa e la confusione è alimentata dalla nebbia in cui è immersa la politica”. Il dibattito intorno alla riforma dell’Università è anche il riflesso delle frizioni all’interno della maggioranza, e i sintomi sono rappresentati dai continui emendamenti a cui è sottoposto il testo, come spiega Sogaro: “Il documento in discussione alla camera presenta luci e ombre. Le norme sullo status dei ricercatori sono state più volte emendate e questo crea notevole incertezza. Rispetto al diritto allo studio, invece, sono stati fatti passi in avanti: la materia viene delegata al governo e il Cnsu potrà giocare un ruolo importante”. Le proteste non sono certo una novità quando si profila l’ipotesi di una riforma strutturale.“Sono la conseguenza del generale smarrimento della politica e dell’università – conclude Sogaro – occorre però fare attenzione alle stumentalizzazioni di cui sono oggetto”.