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Ma il Pd era una boiata?/4

Comunque vada a finire, il progetto di nuova laicità mai trionferà

Maurizio Crippa

Solo un anno fa, incontrando a Roma la “componente cattolica” del Pd – già allora, e di per sé, riottosa e divisa in sottocorrenti – Walter Veltroni aveva provato, sfoderando De Gasperi, a “cercare una via di mezzo fra quelle che possono essere le aspirazioni di principio e le possibilità di azione”. Evitando le buche più dure aveva coraggiosamente, o forse disperatamente, o forse soltanto utopisticamente provato a seguire il solco tracciato da Obama.

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Solo un anno fa, incontrando a Roma la “componente cattolica” del Pd – già allora, e di per sé, riottosa e divisa in sottocorrenti – Walter Veltroni aveva provato, sfoderando De Gasperi, a “cercare una via di mezzo fra quelle che possono essere le aspirazioni di principio e le possibilità di azione”. Evitando le buche più dure aveva coraggiosamente, o forse disperatamente, o forse soltanto utopisticamente provato a seguire il solco tracciato da Barack Obama: “Dire che uomini e donne non dovrebbero far confluire la loro morale personale, la loro fede, nel dibattito pubblico, è un assurdo pratico”. Per chi veniva dalla tradizione comunista, un bel passo. Comunque vada a finire.

E anche per i cattolici che avevano buttato il cuore oltre l’ostacolo e aderito al nuovo partito, una bella scommessa. Per molti, se non per tutti, era l’ambizione di un profilo alto, diverso da tutte le tradizioni precedenti del cattolicesimo politico, quale si potrebbe riassumere in queste parole dello storico Paolo Prodi in un intervento pubblicato sull’ultimo numero del Regno: “Se vogliamo incidere nella costruzione del nuovo mondo che sta nascendo, dobbiamo dimostrare che il cristiano in quanto tale può essere più laico di qualunque altro uomo, nella misura in cui non ha nessun ‘idolo’ a cui fare riferimento… Più siamo cristiani più siamo laici, e non viceversa”. Ora le dimissioni di Veltroni, oltre a drammatizzare la situazione politica, rischiano di svuotare definitivamente di contenuto quel progetto ambizioso ed equilibristico di “nuova laicità”. O quel che ne resta. Perché in realtà qualcosa non aveva funzionato anche prima, fin quasi da subito.

Alle radici simboliche del Pd sta la sfida che i cattolici adulti di Romano Prodi portarono alle gerarchie ecclesiali sulla questione dei Dico (“sono una buona locomotiva su un buon binario” li difendeva Rosy Bindi dalle critiche provenienti dalla chiesa). Il punto importante, ora, non è chi abbia poi vinto quella partita, ma riflettere sul fatto che fu giocata, sfruttando un margine di manovra politico che Prodi e i suoi ritenevano di poter avere e in futuro rafforzare. Vero o presunto che fosse. Esattamente come un anno dopo la componente “ulivista” che entrava nel Pd poteva permettersi di rinunciare alle posizioni identitarie (“allargare il perimetro del Pd verso una prospettiva plurale ma non identitaria”, “non organizzare una corrente cattolica nel Pd” erano i mantra della Bindi) e anzi di criticare aspramente le posizioni troppo sensibili alle tesi cattoliche, come quelle dell’opusdeina Paola Binetti su temi come aborto e testamento biologico, che iniziavano a montare.

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Oggi quella prospettiva ha perso mordente e pezzi per strada, quasi naturalmente, anche se non certo a favore della Binetti. Il caso Englaro è stato un chiaro spartiacque. Il gruppo (ex-post-neo) teodem, Enrico Letta, Beppe Fioroni, Pierluigi Castagnetti nonché Francesco Rutelli hanno votato il decreto a favore di Eluana. Senza alcuna paura di esibire una posizione identitaria. Anzi, secondo un gustoso retroscena di Francesco Verderami, durante un summit prima di quel voto cruciale, Beppe Fioroni era sbottato durante l’intervento di Rosy Bindi: “Parla, parla. Vai avanti così che ci rimani solo tu a portare la bandiera dei cattolici nel Pd dopo le europee”. E Rutelli aveva commentato la sua posizione: “Dimostro che c’è spazio anche per i cattolici”, lamentando che “appena provi a esprimere una tesi, c’è chi dà una lettura caricaturale del rapporto tra i cattolici e la chiesa. Come fossimo teleguidati dai cardinali”. Subito dopo sono venuti gli stop a Ignazio Marino sulll’idea del referendum sul testamento biologico. Quasi naturalmente, si direbbe, su tutti quei temi su cui non era arginabile la questione identitaria è tornata a imporsi.
La questione cattolica del Pd c’è, devastante. Ora Matteo Renzi ha vinto le primarie di Firenze. Ma è evidente che non le ha vinte in quanto cattolico, ma in quanto trentenne.

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