Ma che faccia di sbronzo
Grazie a Gazza e Steven, il calcio è tornato a essere sport da mascalzoni
Erano sbronzi, o anche no. Meno male e finalmente. Dopo tutto questo calcio da Dolce & Gabbana, dopo tutto questo calcio shopping, dopo il calcio modaiolo in cui comandano le signorine della tv, arrivano finalmente due buone cattive notizie di calcio maschio e maleducato.
Non era sbronzo, no. O forse sì, o almeno non si è ancora capito bene. Perché la polizia di Liverpool mica è come la magistratura di Napoli, prima di mollare un verbale d’interrogatorio te lo fa sudare. E soprattutto il Liverpool non è mica una di quelle squadre italiane tarantolate dal problema dell’immagine pulita, che se un Adriano a caso si scola due gazzose la sera, il mattino dopo lo sanno anche i sassi di Appiano Gentile. Sbronzo o non sbronzo, alle due di notte in un pub di Southport se un pistola di dj ti rompe i maroni con la sua musica, hai tutti i sacrosanti diritti di modificargli i connotati, naso blu e denti rotti. E poi che ti portino pure al comando di polizia, e ti processino per direttissima. Anche se rischi di beccarti cinque anni. Anche se ti chiami Steven Gerrard, se sei il più bravo calciatore della Premier League, uno dei migliori al mondo. E non bastasse quello sei anche il più corretto, quello con la faccina pulita, il capitano leale di mille battaglie, un idolo per i bravi ragazzi inglesi quasi meglio di Frankie Lampard. Un eroe del football, non un fighetto tutto moglie cantante e pubblicità.
Erano sbronzi, o anche no. Meno male e finalmente. Dopo tutto questo calcio da Dolce & Gabbana, dopo tutto questo calcio shopping, dopo il calcio modaiolo in cui comandano le signorine della tv, arrivano finalmente due buone cattive notizie di calcio maschio e maleducato. E arrivano proprio dall’Inghilterra, patria del football e del fairplay, ma anche della rivoluzione del calcio-business e degli hooligan ridotti all’impotenza come nel finale di “Arancia Meccanica”. Eccoli lì, un vecchio campione con la sua cattiva strada e un campione di oggi con la sua cartolina finalmente macchiata, a offrirci un po’ di sana cattiveria, di normale e umana imperfezione. Insomma una via di fuga dalla correttezza politica e sociale, dalle eterne partite del cuore e da tutte quelle balle lì, che sembra sempre di stare a sentire un commento tecnico-etico di Fabrizio Failla. Babbo Natale ci ha fatto un regalo. Il calcio torna ad essere una cosa brutta sporca e cattiva, roba da maschiacci. Torna ad essere il vecchio e caro sport da gentiluomini giocato da mascalzoni, dopo essere stato per troppo tempo uno sport politicamente corretto giocato da indossatori.
Gazza Gascoigne finirà probabilmente male, lo sappiamo già. E alla fine avrà ragione suo figlio. Ma almeno l’ultima sua guasconata – scapparsene di clinica prima di Natale e farsi ritrovare nell’albergo accanto subito dopo le feste – ha dato la possibilità anche agli ignari ragazzini di oggi (i famosi educandi forzosi di ogni appello della Fifa e della Lega calcio) di scoprire quanto fosse bravo e geniale e indisciplinato. E persino pirla. Finirà male, non è roba da stare allegri, per lui come per tanti altri prima di lui. Ma certo non saranno quelle boiate pazzesche delle pubbliche virtù, o i documentari con titolo alla Wwf, “Saving Gazza”, a cambiargli la vita.