La scelta di Sarah
Il suo nome significa “autentico”, ma anche “coraggioso”. Trig Palin è al mondo soltanto da 145 giorni ma è già protagonista della campagna elettorale americana. Appartiene a una minoranza sempre più esigua di esseri umani portatori di una disabilità genetica, la “sindrome di Down”.
Leggi 54 giorni al voto
I liberal stanno producendo molto sarcasmo su Trig. Vanity Fair pubblica un’inchiesta per avanzare l’idea che in realtà sia suo nipote, People l’ha sbattuto in copertina sul “dramma di Sarah”, non poteva mancare The Huffington Post, il New York Times la accusa di “fondere politica e maternità”, il Los Angeles Times dice che Trig è uno “spot” e Slate se ne esce con sarcastiche vignette sul figlio Down della “mamma barracuda” pro armi. Secondo il bioeticista Wesley Smith, Trig è la vera origine dell’odio per Palin. “Niente è abbastanza per distruggere il mostro che ha dato alla luce un bambino con sindrome di Down e dichiara di vedere la perfezione nei suoi occhi”. Il columnist del Washington Post Michael Gerson spiega che, dopo il primo nero e la prima donna repubblicana, è stata infranta una “terza barriera dei diritti civili” durante queste elezioni. In un paese dove viene abortito il 95 per cento dei bambini Down, Trig c’è ed è stato visto da tutto il mondo. Nel 1918 nacque la sorella di J. F. Kennedy. Si chiamava Rosemary ed era disabile. Fu nascosta al pubblico e il padre la sottopose a lobotomia distruttiva. Sarebbe stata Eunice Shriver a parlare della sorella nel 1962. E ora un altro Shriver, Timothy, scrive che “Trig Palin è l’esempio di come sia meraviglioso scegliere la vita, anche nelle avversità. Siamo d’accordo che le coppie abbiano una scelta. Ma anche che la scelta migliore sia la vita”.
Mentre l’America ha aumentato i diritti dei neri e delle donne, per quelli come Trig è diventata un posto meno ospitale. Un anno fa l’American College of Obstetricians and Gynecologists ha proposto un test universale per tutte le donne, non solo per le over quaranta, per la ricerca della sindrome di Down. “Coloro che sfuggono al setaccio sono visti come errori o pesi”, afferma Gerson. “E una scelta tragica diventa presunzione – ‘non hai fatto l’amniocentesi?’ – e pregiudizio. E questo nutre un darwinismo sociale”. Lo scorso anno il democratico Edward Kennedy e il repubblicano Sam Brownback hanno avanzato un disegno di legge per informare le donne sulle aspettative di vita dei neonati Down. C’è persino chi ha paragonato Trig Palin al cugino Down di Joseph Ratzinger, messo a morte nel programma di eutanasia nazista nel 1941.
Gli attivisti dei diritti dei disabili sono elettrizzati dalla “scelta di Sarah”. “Farà aumentare l’attenzione”, dice David Tolleson, direttore del National Down Syndrome Congress. In molti forum per famiglie con bambini disabili circola una battuta di Palin all’annuncio che Trig era diverso. “In questa stanza chi ha il bambino perfetto?”. A complicare le cose c’è il record pro choice di Barack Obama. Nel 2002 con il Born-Alive Infants Protection Act per la prima volta si riconoscevano come “persone” i sopravvissuti alla tecnica abortista e si imponeva al medico di salvare loro la vita. Nei mesi precedenti la legge aveva preso vigore alla notizia che in numerosi ospedali i prematuri con sindrome di Down venivano lasciati morire. A volere quella legge era stato, oltre a Bush, Daniel Moynihan, uno dei senatori più liberal d’America, assieme a diciassette senatori democratici. Ma non Obama, che votò contro. Trig Palin ricorda un’altra bambina che nacque con la sua stessa disabilità. E’ la figlia del presidente francese Charles de Gaulle, Anne, che se ne prese cura per tutta la sua breve esistenza. Dopo la sua morte a soli vent’anni, De Gaulle disse: “Ora è come tutti gli altri”. Ora c’è Trig Palin, che è come tutti gli altri.