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L'aperitivo non è morto, lo dice anche il New York Times

Siamo venuti a scoprire, grazie alla segnalazione di una spia aperitivisticamente scorretta (Mariarosa Mancuso, nostra critica cinematografica e saltuaria compare d’aperitivi, appunto), che il New York Times ha – nientedimeno – che un “cocktail columnist”, mister Jonathan Miles, il quale qualche giorno fa ha scritto un lungo pezzo dal titolo “Berrò per sempre bollicine”, con ampi riferimenti ai metodi per gasare la vodka e preparare uno strano drink, il “Son of  a Preacher man”,  con whisky, lime e soda, il tutto su consiglio di un barman newyorkese dal nome che sembra finto (tale Mr. Palomino, di base al WD-50, nel Lower East Side).

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Siamo venuti a scoprire, grazie alla segnalazione di una spia aperitivisticamente scorretta (Mariarosa Mancuso, nostra critica cinematografica e saltuaria compare d’aperitivi, appunto), che il New York Times ha – nientedimeno – che un “cocktail columnist”, mister Jonathan Miles, il quale qualche giorno fa ha scritto un lungo pezzo dal titolo “Berrò per sempre bollicine”, con ampi riferimenti ai metodi per gasare la vodka e preparare uno strano drink, il “Son of  a Preacher man”,  con whisky, lime e soda, il tutto su consiglio di un barman newyorkese dal nome che sembra finto (tale Mr. Palomino, di base al WD-50, nel Lower East Side). Premesso che non temiamo la concorrenza aperitivistica di mister Miles e che le bollicine sono a nostro avviso terribili in qualsiasi bevanda che non sia un Rum&Cola, e considerato che nessuno ci convincerà mai che il gin tonic è tanto più buono quanto più frizzante, ci riempie d’orgoglio che persino il New York Times ora abbia la sua brava rubrica “Aperitivi” (e con questo speriamo di mettere definitivamente a tacere i nostri giovani amici non ancora trentenni che danno per morto l’aperitivo in favore delle cene etniche o, peggio, casalinghe).

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