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Quell'inchino a Gratteri di Gramellini

Andrea Mercenaro

Gli elogi per aver il dito contro i genitori che si atteggiano a coetanei dei figli, contro i cineasti che producono sempre più violenza, contro i presidi che aprono le scuole a magistrati di grido e alle soubrètte per parlare di legalità agli studenti. Certo che...

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Sul Corriere del 9 scorso, perché c’è poco da fare, il Corriere è il Corriere, un Gramellini che dire monumentale è poco. L’inchino che ha porto al magistrato Gratteri ha piegato la schiena fino a toccare terra con la fronte. E giustamente. La lunga lezione tenuta dal dottore nei giorni scorsi, ha spiegato Gramellini, è risultata generosamente severa. E’ stata tale quando ha rimbrottato i giovani cui piacciono solo i soldi; è sembrata inflessibile nella denuncia del cafone col Suv che tratta da sfigato l’insegnante di un tempo alla guida della vecchia Tipo; ma addirittura perfetto si è rivelato, il dottor Gratteri, quando ha puntato il dito contro i genitori che si atteggiano a coetanei dei figli, contro i cineasti che producono sempre più violenza, contro i presidi che aprono le scuole a magistrati di grido e alle soubrètte per parlare di legalità agli studenti. Mica male. Se avesse poi anche vituperato, il signor procuratore di Napoli, quel suo gemello calabrese che emetteva fino a ieri quintalate di mandati di cattura privi di prove e di senso, tanto da venir smentito spesso e volentieri dai suoi stessi compagni di lavoro, perciò promosso subito in carriera, beh, allora chapeau. E lo splendente Gramellini, semplicemente ricordandoglielo sul Corriere, perché c’è poco da fare, il Corriere è il Corriere, sarebbe rimasto ugualmente il leccaculo che è, ma lo sarebbe sembrato di meno.

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