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Saviano non è ancora santo, ma ricordiamoci di Spinoza

Andrea Mercenaro

Il filosofo disse: “Quanto più conosciamo persone singolari, tanto più conosciamo Dio”. Lo scrittore ha conosciuto Gratteri, Di Pietro, Scarpinato, Di Matteo, Travaglio, Lerner, Santoro e Ciancimino Junior, più molti altri che hai voglia singolari

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Uscirà a breve un nuovo libro di Roberto Saviano. Ne parlo prima. Sarà un libro sulla camorra? Non sarà sulla camorra? Piglierà la camorra di carambola?  In qualche modo sulla camorra sarà, la sfiorerà. Ma un libro proprio proprio sulla camorra, direi di no. E perché mai Saviano non si decide a scrivere un libro sulla camorra? Possibile che ancora studi, la materia è sterminata; e l’uomo è scrupoloso, così come sommo l’obiettivo che ci farà conoscere dal prossimo volume: diventare infine il sacro protettore di tutte le verità e di tutte le idee. E’ San Francesco di Sales, a tutt’oggi, il patrono di giornalisti e scrittori. Lavoro brillantemente svolto, si pensi a Scanzi. Ma Saviano ha tutti i titoli per la staffetta del rinnovamento. Ci tiene molto. E’ supergiornalista nonché superscrittore. E’ incensato da vent’anni. Il popolo lo ama. La curia romana lo loda. La grande stampa lo spinge. Poi certo, santo non è ancora. Ma Spinoza disse: “Quanto più conosciamo persone singolari, tanto più conosciamo Dio”. Saviano ha conosciuto Gratteri, Di Pietro, Scarpinato, Di Matteo, Travaglio, Lerner, Santoro e Ciancimino Junior, più molti altri che hai voglia singolari. E sarà l’Altissimo a portargli il caffè.

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