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Chi ci piacerebbe veder inciampare nelle pietre d'inciampo

Andrea Mercenaro

Nell’attesa sincera di una pace tra arabi e Stato ebraico, noi si spera che magari uno soltanto tra le migliaia di militanti dei gruppi filo Hamas che sfileranno nei cortei di oggi 25 aprile per fischiare Israele, si sloghi una caviglia

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Le pietre d’inciampo, dieci centimetri per dieci ricoperte di ottone col nome del deportato, nascono da un’idea venuta nel 1992 all’artista tedesco Gunter Denning. Volle depositare nel tessuto urbano e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini ebrei sbattuti nei campi di sterminio nazista. Le pietre d’inciampo in Italia sono 2.148. Meno del dovuto, ma nemmeno niente. Per questo, nell’attesa sincera di una pace tra arabi e Stato ebraico che, millennio prima, millennio dopo, non potrà non arrivare, noi si spera che magari uno, uno soltanto tra le migliaia di militanti dei gruppi filo Hamas che sfileranno nei cortei di oggi 25 aprile per fischiare Israele, capiti per caso su una pietra d’inciampo e si sloghi, ma di brutto, una caviglia. Niente di più che una caviglia. Poi certo, se fosse di Ovadia, di D’Alema, ma toh, pure di Gad, tanto meglio.

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