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Veltroni-Morricone, un crescendo rossiniano

Andrea Mercenaro

Un'intervista che prosegue finché il fondatore del Pd non ha estratto dal sacco la domanda delle domande: e le sconfitte nella vita, maestro, sono o no benefiche, ogni tanto? Le sconfitte. Benefiche. Ogni tanto

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Postumo? E sarà pure stato postumo, il dialogo tra Veltroni e il povero Ennio Morricone, grande della musica, uscito finalmente ieri sul prestigioso Corriere della Sera. Postumo, ma fulminante. Per chi se lo fosse perso: quando è stata, maestro, la prima volta che sei andato in via Tiburtina? E per la prima volta il maestro lo ha svelato. Quale è stata, maestro, la prima volta che hai guardato in faccia il successo? Con “Il barattolo”, forse, maestro? Il maestro non ricordava. Con “A,a,a,a… abbronzatissima”, forse? Ecco, quella. Bene. Dimmi adesso, maestro, ti ricordi l’introduzione di “Ogni volta, ogni volta che torno…”? Se vuoi te la canto, Walter. E avanti così, tra il fischio per la colonna sonora di Sergio Leone, al sale salato di Paoli, all’inquietante perché Morandi venne mandato dalla mamma a comprare il latte. Una sorgente, insomma, un torrente, un fiume, un delta di quesiti curiosi con le onde del mare in risposta. Finché, nel crescendo rossiniano, Veltroni non ha estratto dal sacco la domanda delle domande: e le sconfitte nella vita, maestro, sono o no benefiche, ogni tanto? Le sconfitte. Benefiche. Ogni tanto. Ciò che, venendo chiesto al musicista dal fondatore del Pd, dicasi del Pd, è suonato come un do di petto.

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