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Ma cosa studiamo a fare, se poi ci ritroviamo Cacciari?

Andrea Mercenaro

Superare le elementari, le medie, le superiori, maturarsi col massimo dei voti, frequentare l’università. Scoprire un vaccino, per esempio, svilupparlo in laboratorio, aiutare a distribuirlo per salvare i tuoi simili. E poi?

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Obbedire al papà e alla mamma di più. Andare a scuola, non marinarla, prestare attenzione alle parole di chi insegna senza disturbare. Studiare a casa, fare i compiti con diligenza, sempre, senza minimamente temere se e quando si sarà interrogati, non copiare, non imbrogliare, meglio un errore leale che evitarlo da furbi. Superare le elementari, le medie, le superiori, maturarsi col massimo dei voti. L’università. Frequentarla, viverla, seguire i corsi con passione, diventare migliori mai per futile ambizione, per amore verso lo studio, per gioire del sapere e della ricchezza che il sapere ti regala, piuttosto, affinché tu la spenda per gli altri. Dedicarsi, quando lo si merita, all’impegno ulteriore e alla ricerca, alla soluzione di alcune domande ancora senza risposta, fornirla per un quesito sulla fisica, sulla matematica, su un’incertezza storica, sulla Stele di Rosetta, sulla salute e su qualsiasi progresso. Scoprire un vaccino, per esempio, svilupparlo in laboratorio, aiutare a distribuirlo per salvare i tuoi simili, ma tutti. Ecco. E una tale ciclopica menata per ritrovarsi un Cacciari o un portuale triestino che, magari li guarisci, poi per altri vent’anni ti rompono i coglioni su Mussolini.

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