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L'astronave degli sconfitti

Andrea Mercenaro

Volare via nello spazio: è il destino che attende noi battuti dal gender e dal cambiamento climatico. Roba da miliardari al momento, ma è lassù che ci spediranno. Facciamocene una ragione

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Abbiamo perso, su, incartiamo e andiamo. Il gender ha vinto, si resta maschi per cinque minuti, poi si diventa femmine, poi di nuovo maschi, partoriremo forse come tali, è finita, dai, e vale appunto, la cosa, per noi bestie capaci di arrivare fino a un certo punto, ma la patatina fotocopia del pistolino, quello ci viene troppo. Andiamo via. Anche quell’altra, tra l’altro, abbiamo perso: che il pianeta nostro è marcio, anche se non è vero. E gli oceani saranno asciutti tra sei mesi, e gli orsi polari porteranno le ciglia finte per colpa del dopobarba più dannoso del destino degli astri, mentre i leoni ci faranno miao con la zampetta. Andiamocene, su. A godersi il paradiso in Terra resteranno i vincitor*. Noi lontano, a vagare per lo spazio. Roba da miliardari solo al momento, domani costerà due lire e sarà riservato proprio ai fobici che gli emancipati mal sopportano. Lassù ci spediranno, in ogni caso. Facciamocene una ragione. Approderemo con un razzo enorme sopra un pianeta arido e ci sapremo adattare. Il primo abitante che incontreremo, però, lo chiameremo “marzi”. Marzi e basta. Col tempo aggiungeremo “ano”. Forse. E’ un buon affisso e ci appare bello. Ano. Potrebbe avere un gran futuro anche lassù. Solo che ci vogliamo pensare sopra, ok?

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