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Il coraggio di Confindustria si vede nel sostegno alla “Zanzara”

Andrea Mercenaro

Scendere dal piedistallo, metterci la faccia e colmare, che era ora, l’abisso tra le mille parole del padrone e le misere cento dell’operaio

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Il coraggio e la tenacia con cui la grande borghesia italiana, priva di ruolo da troppo tempo, va recuperando se stessa, si avverte tra l’altro dalla modernità con cui insiste nel sostegno alla stranota e radiofonica “Zanzara”. Si nasconde, il suo ruolo ritrovato, nel modo aperto e spregiudicato con cui Confindustria patrocina quella libera trasmissione che ha saputo avvicinare il popolo ai problemi più puntuti: pane al pane, certo, ma anche frocio al frocio. Nessun monsieur Renault, nessun Arnault, nessun Bosch, nessun Krupp, nessun Thissen e nessun Rolls, ma nemmeno la famiglia Royce, ha mai saputo fare altrettanto. Scendere dal piedistallo, uscire dalla torre, metterci la faccia, dimenticare le vacuità alla Montecarlo e sopra tutto colmare, che era ora, l’abisso tra le mille parole del padrone e le misere cento dell’operaio. Dare respiro all’intero paese: “Ma non rompere i coglioni, su, mica saranno cazzi miei se a tua sorella piace dare il culo allo zio Giacomo!”, vola ogni giorno per l’aere da quei microfoni. E l’avrà sponsorizzata il dottor Bonomi, questa?, riesce a chiedersi adesso il cittadino più modesto. O ci teneva di più la Marcegaglia?

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